domenica 21 aprile 2013

Petti di pollo croccanti e insalata finocchi, arance e olive. Una ricetta con dedica.



Potrebbe sembrare che abbia abbandonato il mio blog, ma in realtà è solo un periodo più incasinato del solito. Lavoro, lavoro e lavoro. Quello di sempre e uno nuovo, a termine, niente di eclatante, solo un modo per guadagnare qualche soldino, giusto perché non bisogna essere choose.
Poi è arrivata la primavera, almeno per qualche giorno ci è parso, con il suo sole caldo e rassicurante, con i suoi pomeriggi che mettono sonno e le domeniche da passare davanti al mare o in un baretto sotto il sole. E quindi al bando divano e pc, e viva la vita fuori di casa, tra caffettini, passeggiate e terrazze assolate.
In questo periodo mi sento di essere in ritardo su tutto: sul fine settimana cagliaritano che prometto e cerco di organizzare da mesi e che rimando puntualmente, su tutte le telefonate che avrei già dovuto fare e le amiche che avrei voluto sentire, sui regali che ho comprato e non ancora consegnato, sulla stesura del progetto del master che non apro da non so quando e su un sacco di altre piccole grandi cose.
Siccome io odio questa sensazione, questo rimandare, questo non sapere quando si avranno le energie, quando il tempo, quando la libertà, ho deciso di trovare un momento almeno per il mio piccolo blog.
Potrei raccontarvi del concerto di ieri di Vinicio Capossela, delle belle canzoni del passato, di una colonna sonora condivisa, di una forte ed irresistibile nostalgia.
Potrei dirvi che era l'anteprima di Abbabula e che "farò cose e vedrò gente" per un po'.
Ma non lo farò.
Anche oggi vi propinerò una ricetta.
Una ricetta che dedico alla mia amica Raffi che qualche giorno fa ne ha fatto espressa richiesta e che, insieme con la "cricca" delle meravigliose donne con cui ho lavorato (e non solo), mi manca da morire.
Perché quando in un ufficio passi il maggior numero delle ore della tua vita, quando entri che il giorno è appena iniziato ed esci che fa già buio, quando tra le sue pareti ci fai colazione, pranzo e merenda, beh i tuoi colleghi sono persone importanti.
Alcuni ti staranno sulle palle, profondamente, potranno rovinarti le giornate con la loro scarsa igiene personale, con il loro modo maleducato di usare il bagno in comune, di urlare al telefono nella tua stessa stanza o di parlare di cacca a tavola durante il pranzo, altri ti staranno indifferenti, a tratti simpatici anche, ma saprai farne a meno, ti abituerai presto alla loro mancanza.
E poi ci sono i compagni di viaggio, quelli veri, quelli con cui condividi la vita dentro l'ufficio, ma a cui racconti anche tutto il resto, quelli con cui ti sfoghi quando il capo ti fa venire i nervi (e si tagliuzza i calli delle mani sulla tua scrivania) o quando qualcosa fuori da lì non va, quelli con cui muori dalle risate, leggi l'oroscopo, pianifichi la protesta contro le vessazioni ricevute e condividi le balle pur di non iscriverti in palestra. Quelli con cui sparli dei superiori, con cui spettegoli dei colleghi stronzi, con cui "analizzi" il nuovo collega arrivato...(i maschi nel nostro ufficio erano assai rari, non so se si è capito).
Insomma quell'ufficio che ti piaccia o meno è un po' una seconda casa e se hai la fortuna di trovarci dentro anche gente che ti va a genio, colleghe e colleghi che poi diventano tuoi amici, beh a quelle persone ti potrai affidare e con loro condividere le 1000 cose della vita.
Ed io ho avuto questa fortuna, quasi sempre devo dire, ma solo a Cagliari ho passato 3 lunghi anni fra le stesse 4 mura e se non fosse stato per le mie super-colleghe-amiche (+1, maschio, povero lui) non credo che avrei resistito così a lungo.

lunedì 1 aprile 2013

Le formaggelle: il dolce di pasqua per eccellenza



Sono stata un po' assente ultimamente e non perché non abbia ricette, pensieri, propositi o novità da condividere con voi.
La verità è che mi sono beccata l'influenza, naturalmente di quelle gastro-intestinali, con tanto di nausea e febbre a 38 e mezzo e per giorni non sono riuscita neanche ad immaginare di scrivere qualcosa che avesse a che fare con il cibo.
E poi, udite udite, ho letto un libro e, per mio grande dolore, non succedeva da un po'. Io sono stata una grandissima lettrice, una divoratrice di libri, una che ha iniziato a 6 anni e che pensava non avrebbe mai smesso.
Poi sono arrivati gli impegni,  il lavoro, la cena da preparare, la casa da pulire e il tempo è sempre meno. Metteteci un po' di pigrizia, la stanchezza mentale di giornate passate con le parole e soprattutto il maledettissimo internet e il disastro è compiuto.
Leggo sempre meno e questo rende la mia vita un po' più vuota, perché non c'è niente di più bello di leggere, niente di meglio che si possa fare per se stessi.
Il libro è "Non lasciarmi" di Kazuo Ishiguro, un libro strano, ma che io ho trovato molto bello.
Stanchezza, influenza e letture non mi hanno però distolto dalla preparazione del dolce di pasqua per eccellenza, almeno da queste parti: le formaggelle.
Per quanto mi riguarda sono tra i dolci più buoni della tradizione.
Come sempre non c'è una ricetta che sia uguale all'altra e le varianti sono infinite.
Questa è quella di mia mamma, le abbiamo fatte insieme e lei si è sforzata di quantificare gli infiniti "quanto basta" della ricetta di famiglia.