mercoledì 27 giugno 2012

Viaggio in Giappone: ultima fermata OSAKA


Osaka è l'ultima tappa del nostro viaggio, è da qua che siamo partiti per tornare in Italia.
Non prima però di essere andati sul Koyasan, altopiano a circa 900 metri, sede di una delle scuole Buddiste più seguite al mondo, nonché luogo di grandi suggestioni.
Questa volta non sono stati tanto i templi e le pagode a stupirci quanto un lungo e silenzioso cimitero buddista con un numero di lapidi, mausolei e statue impressionante. Alla conclusione di questo percorso fra i boschi si trova il "Tempio delle Lanterne" che conserva migliaia di lanterne sempre accese, alcune si dice da quasi un millennio.

La cosa più divertente della nostra " gita fuori porta" è stata la permanenza notturna nella foresteria di un tempio. Se il ryokan è una casa tradizionale nella quale ti adatti ai loro usi, ma vieni al contempo curato e coccolato, il nostro caro tempio Fukuchi-in ci ha con estrema gentilezza imposto le sue severe regole.

Il check-in si fa alle 15:00 - e questo per il Giappone è normale - ma il check-out è alle 9 di mattina, contrariamente alle abitudini nipponiche che ti lasciano dormire fine alle 12. Praticamente paghi per starci mezza giornata. Ovviamente se non torni entro le 21:00 ti chiudono fuori.

Cena e colazione tradizionali giapponesi e soprattutto completamente VEGANE, senza carne, pesce, uova, latticini e neppure cipolla e aglio. La cena è stata accettabile, anche se tofu e strane consistenze mocciose non ci hanno convinto granché. La colazione era sinceramente immangiabile, ci abbiamo provato, ma la zuppa di tofu in salsa piccante, il brodo caldo con radici ed erba cipollina, le radici con fagioli all'aceto e la salsa mocciosa con i funghi sono stati troppo anche per noi, curiosi sperimentatori gastronomici.

La colazione viene servita improrogabilmente massimo alle ore 8:00.
Alle 7e30, quando fortunatamente mi trovavo in bagno (bagni in comune, ma neanche a dirlo pulitissimi), ho sentito uno dei monaci-dipendenti del tempio parlare a voce alta...diceva più o meno così:
"the bed.... Sorry...indeeeecooondokuudeee the bed...no the bed...deeeccoritomamanikoooo the bed Sorry... The bed, the bed, Sorry"
Ho capito subito che stavo assistendo in diretta a un traumatico risveglio del mio compagno di viaggio. Dormiva ancora, ha sentito bussare e ha visto uno sulla porta che parlava una lingua incomprensibile. Pare abbia tentato di farsi concedere 2 minuti, ma che il monaco abbia risposto in modo questa volta inequivocabile e fermo:
"No the bed"
Dopo di che è entrato in stanza, ha spalancato le tende, ha ritirato i futon ed è sparito senza preoccuparsi del povero mal capitato che stava in piedi, in maglietta e mutande, occhi semi-chiusi, costretto a condividere l'intimità del proprio risveglio con un perfetto sconosciuto e per giunta autoritario.

Il tempio Fukuchi-in, oltre alle sue regole,  metteva però a disposizione dei propri ospiti un grande lusso: il suo "onsen" (fonte termale) aperto 24 ore.
Ci siamo potuti concedere un bagno all'insegna del relax, sotto le stelle, nel silenzio della montagna.
Ovviamente anche questo lusso non era privo di insidie: gli onsen sono quasi sempre divisi fra uomini e donne. La ragione è semplice: ci si fa il bagno nudi. Non solo, prima di infilarti in vasca devi lavarti perfettamente nelle docce comuni, in bella vista, così che gli igienisti più sfegatati possano accertarsi che tu stia facendo davvero il tuo dovere.
Diciamo che ho uno spiccato senso del pudore e che non sono un'appassionata delle nudità altrui e che quindi l'idea di condividere la vasca con altre donne, sconosciute e nude,  non mi sembrava poi così all'insegna del relax.
Considerato però che le uniche docce a disposizione erano quelle pubbliche e che in fondo l'idea di un bel bagno in acqua bollente mi piaceva molto, mi sono lanciata in questa nuova esperienza, cercando di arrivare più tardi rispetto alla massa e sperando di avere un po' di fortuna.
Così è stato e, se si esclude un incontro ravvicinato con due signore sul punto di finire il loro bagno, mi sono potuta godere la vasca in giardino e le sua meravigliosa acqua calda in totale solitudine.


Osaka meriterebbe un post a sé perché è una città incredibile, benché non ci sia molto da vedere di strettamente culturale. Il fatto è che Osaka é, proprio come Tokyo, il trionfo della modernità, dei palazzi che toccano il cielo, delle sopraelevate, dei mega-schermo per la strada, dei giganteschi centri commerciali.
Vale la pena godersela di sera, per tutti gli infiniti giochi di luci di locali e sale di pachinco, ma soprattutto per l'incredibile vita notturna. Ci abbiamo passato la notte del sabato e quella del lunedì e in entrambe ci siamo trovati in strade stracolme di gente di tutte le etá. Di giovani PR, di "butta dentro", di ragazzi vestiti e pettinati in modo avveniristico, di gente ubriaca che riposa seduta per terra, di famiglie a cena fuori e di qualunque altra categoria di persone vi possa venire in mente.
Anche noi ci siamo fatti prendere dal clima di festa, abbiamo bevuto birra e mangiato spiedini, di tutti i tipi e di tutti i gusti, abbiamo provato le tipicissime polpette/frittelline di polpo e l'ottima carne del kansai (la regione in cui si concentrano Kyoto, Osaka e Kobe), abbiamo sperimentato pub e baretti.
Insomma nella sera che ha preceduto la regola monastica e in quella che l'ha seguita, non ci siamo fatti mancare niente...alla faccia della cucina vegana buddista giapponese!

lunedì 25 giugno 2012

Viaggio in Giappone: Hiroshima e il pacifismo


Per me dire "Hiroshima" è come dire "bomba atomica" e quindi mi ha sorpreso trovare una città così grande, così verde, così piena di vita. Come se quella tragedia non l'avesse mai colpita, come se poco più di sessanta anni fa la peggiore bomba mai inventata dall'uomo non l'avesse rasa al suolo.
Questa città ha scelto di andare avanti e si è impegnata fin oltre l'immaginabile per raggiungere l'obiettivo.
Rimangono però il grande "Parco della Pace", con il museo, i monumenti e lo scheletro di uno dei pochi edifici non completamente polverizzati dallo scoppio, e i telegrammi che ogni sindaco di Hiroshima manda ai capi degli Stati ancora in possesso di armamenti nucleari perché li dismettano.
Il museo è un bel pugno allo stomaco, con il suo tentativo, riuscito, di far comprendere che ogni vittima è una storia di sofferenza, di dolore, di scomparsa.
Ed io ancora una volta mi convinco che il pacifismo sia un valore. Insomma, sono e resto pacifista.

Da Hiroshima siamo andati a Miyajima, una piccola isola raggiungibile con 15 minuti di treno e una breve traversata in traghetto. Famosa per il suo tempio "galleggiante", è effettivamente un posto suggestivo che vale la pena vedere. Ci siamo goduti un po' di aria di mare, abbiamo avuto la fortuna di assistere a un matrimonio tradizionale e abbiamo visitato uno dei templi shintoisti più affascinanti di questa vacanza.
Qualche acquisto e un pranzetto giapponese senza pretese.

La seconda notte che abbiamo passato a Hiroshima è stata molto divertente, il centro era pieno di giovani e regnava una grande aria di festa. I ragazzi di Hiroshima sono molto socievoli e noi non passavamo di certo inosservati. Quindi è stato tutto un presentarsi, un fare brindisi, un socializzare.

Ecco il tenore delle nostre conversazioni:
"aaaaa from Italy" Italia CASSANO!
"E SI...Cassano.."
"Italia...calciooo...Italia euro...eeeeee Balotelli! Del piero!
"E si...tomorrow...England"
"siiii, Nakata...do you know?"
"Nakata...si.. Nakata"

insomma, ci conoscono per il calcio...sempre meglio che per la mafia!

La tappa successiva del nostro viaggio è stata Osaka, con una notte passata nel Koysan, luogo sacro ricco di monasteri e paesaggi di montagna.
Ma la nostra esperienza nella foresteria del monastero, così come l'incredibile vita notturna di Osaka meritano un altro post.

P.S. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: i prezzi i Giappone sono proibitivi, quindi niente shopping e soprattutto niente regali gratificanti per parenti e amici!






venerdì 22 giugno 2012

Viaggio in Giappone: Kyoto e le sue mille avventure


Siamo arrivati a Kyoto ed è stato come arrivare in provincia, siamo passati dai grattacieli interminabili a un'infinità di case basse, da una metropolitana capillare a 2 sole linee per tutta la città, dai ritmi infernali della metropoli alla gente che gironzola in bicicletta.
E non è stato facile abituarsi perché inconsciamente avevamo associato all'idea "Giappone" l'immagine di Tokyo.
Ma basta poco perché Kyoto ti conquisti, con le sue vie strette e le lanterne rosse, con le tante donne in chimono, con i fantastici ristoranti di cucina "kaiseki" (alta cucina tradizionale), con i suoi templi e i loro straordinari giardini.
Il tutto naturalmente condito dall'immancabile organizzazione nipponica.
Nei quattro giorni a Kyoto abbiamo registrato un record di avventure e gaffes niente male.
Le riassumo in ordine sparso.
Avevamo lasciato il fantastico treno veloce da pochi minuti e ci apprestavamo a raggiungere l'albergo quando il mio fedele compagno di viaggio ha avuto la malaugurata idea di accendersi una sigaretta. In meno di 20 secondi siamo stati circondati da due dipendenti della stazione che tra un sorry e 1000 parole giapponesi incomprensibili, hanno requisito e spento con violenza la sigaretta e ci hanno pure piazzato la multa di 1000 yen. Poi con la stessa velocità con cui sono apparsi, sono anche spariti. Siamo rimasti basiti, come se uno ci avesse tirato due schiaffi e fosse scappato via.
I bagni giapponesi non sono tutti uguali e soprattutto non sono affatto semplici. I loro water tecnologici possono fare di tutto: riscaldamento tavoletta, abbassamento tavoletta automatico, bidet e spruzzi vari, musica nascondi rumori, sciacquone con la sola imposizione delle mani etc. Tutto fighissimo se non fosse che ogni tanto hai di fronte una marea di bottoni, levette e tastini, nessuna spiegazione per te leggibile, e ci impieghi due ore solo per tirare l'acqua.
Morale: ero di fretta, ero distratta, non c'era l'ombra di una scritta in inglese e ho premuto il tasto dell'SOS, ossia della richiesta d'aiuto. Una sirena assordante, l'apprensione delle ragazze che si truccavano allo specchio e un impiegato impanicato materializzatosi nel bagno delle donne, sono stati il risultato di questo gesto poco attento. Ho capito che lì non sbaglia mai nessuno, quindi erano convinti che stessi per morire. Il povero impiegato ci ha messo un quarto d'ora per far smettere la sirena, lo stesso tempo che io ho impiegato per scavarmi un fosso.
La cucina giapponese è un'esperienza culinaria che consiglio a tutti. Per la varietà, per la qualità degli ingredienti, per la cura nella presentazione, per i sapori straordinari.
L'alta cucina "kaiseki" poi è una tappa imprescindibile di un viaggio in Giappone.
Purtroppo è stato definitivamente appurato che non va d'accordo con il mio povero apparato gastro-intestinale, anzi direi che certe prelibatezze sono sue nemiche giurate.
Meno male che sono partita ben attrezzata di farmaci e che i bagni giapponesi sono come quelli di casa mia...
Questa volta ho promesso che smetto con certe cose, ma quell'ultimo sashimi di tonno e quegli specie di ricci sono valsi il malore del giorno seguente. Ma giuro non lo faccio più...
Poi abbiamo fatto la nostra prima (ed ultima) escursione con visita guidata con una guida giapponese tanto simpatica quanto logorroica, abbiamo socializzato con i gestori di un piccolo pub nell'enorme stazione di Kyoto e tutte le sere ci siamo fatti "spennare" in amicizia, abbiamo sofferto il caldo mentre ci perdevamo nelle vie di kyoto tutte uguali, abbiamo dormito in un ryokan super tradizionale, con tanto di futon e cena (fantastica, neanche a dirlo) servita in camera.
Ma soprattutto non ancora soddisfatti delle nostre avventure, ci siamo beccati in pieno un bel TIFONE.
Abbiamo capito che non era solo pioggia quando ci siamo guardati intorno e nella strada c'eravamo solo noi e un paio di poveri turisti biondi e lentigginosi. I negozi e i ristoranti stavano chiudendo in tutta fretta (e noi da attenti osservatori quali siamo abbiamo commentato: "vedi a kyoto pranzano presto") e nel giro di pochi minuti pioggia e vento sono diventati un tutt'uno.
Abbiamo provato a non fermarci ma quando mi è stato consigliato di camminare lontano dai rami di centenari alberi di canfora perché c'era il rischio mi cadessero in testa, ho capito che era giunto il momento di chiuderci in albergo.
Eravamo fradici e stanchi e abbiamo preso un taxi.
Quando siamo arrivati all'hotel il sedile della macchina sembrava una pozzanghera. Sarà stato contento in tassista...

Detto questo sono stati 4 giorni bellissimi e anche a Kyoto abbiamo lasciato il cuore.
Ora è il turno di Hiroshima, ma vi racconterò!

domenica 17 giugno 2012

Viaggio in Giappone: Bye Bye Tokyo!


Oggi abbiamo lasciato l'enorme, straordinaria, bellissima città di Tokyo.
Abbiamo visitato i templi e i santuari, ci siamo confrontati con l'infinito mondo della cucina giapponese, abbiamo passeggiato nei parchi sterminati e nei giardini zen, abbiamo preso il tè alla maniera giapponese, abbiamo visto il mercato del pesce di prima mattina, siamo rimasti senza parole di fronte a certe meraviglie del progresso, ai palazzi altissimi e alle luci di Giza, abbiamo preso la monorotaia, ci siamo stupiti per la facilità e l'efficienza della metropolitana, abbiamo passato più di un'ora in una sala giochi, ci siamo persi negli enormi centri commerciali, ci siamo lasciati avvolgere dagli scenari dei templi di Kamakura e abbiamo anche vissuto la Tokyo by-night (appena sfiorata perché ci vorrebbero anni solo per far questo).
E soprattutto ci siamo innamorati di questa città, così incredibile, così speciale.
Oggi treno super-veloce per Kyoto, con pranzo durante il viaggio con un fantastico "bento" e prima serata di perlustrazione...
Vi aggiornerò su come andranno i prossimi quattro giorni nell'antica capitale del Giappone, città della storia e della tradizione, tappa imprescindibile del turismo nipponico.

giovedì 14 giugno 2012

Viaggio in Giappone...due giorni a Tokyo e...



Sono a Tokyo da due giorni e...

- ho capito che il jet lag è un nemico più cattivo del previsto, pensavo di averlo annientato privandomi del sonno il primo giorno, invece ieri alle 3 di mattina ci siamo svegliati come se fossero le 8. Alle 5 ci siamo alzati, alle 6:30 eravamo operativi con guida di Tokyo alla mano. Abbiamo visto di tutto, abbiamo rischiato di morire sul campo, ma alla fine siamo riusciti ad arrivare a cena senza dormire. Morale: a letto alle nove e stamattina sveglia alle 5, piano piano...

- qua è tutto un confinare e delimitare: area fumatori per strada, area attesa pullman se sei in anticipo, area attesa pullman se prima del tuo ce n'è uno solo, area attesa pullman se è il tuo turno (si avete capito bene...in 5 minuti ci hanno fatto spostare 3 volte), area per attraversare, per fare la fila al bar, per entrare in metro etc etc etc

- a Tokyo si dorme ovunque. Nella metro è tutto un ciondolare di teste, ma anche sui tavolini dei bar, nelle panchine, nei divanetti dei musei...ovunque ti giri c'è qualcuno che fa il pisolino.

- i giapponesi sono puliti. Lo so non bisognava venire in Giappone per scoprirlo. Ma entrare nei bagni della metro e trovarli lindi come quello di casa tua, è un piacere immenso. E lo è anche infilarti in posti con una concentrazione umana notevole, e non sentire nessuno puzzare.  Anzi...sono tutti profumati!

- i giapponesi pensano a tutto: il cesto sotto le sedie per sistemare la borsa, il detergente e la spugnetta usa e getta per pulire la tavoletta del water (qualora ce ne fosse bisogno...), fasciatoi iper-tecnologici per lavare ovunque i bimbi, distributori automatici per qualunque cosa ti venga in mente, piani di uscita dalla metro dettagliatissimi per non dover fare un passo a piedi in più del previsto etc etc. E non vi nascondo che tutte queste comodità mi piacciono molto!

- le statue dei 12 guardiani celesti (credo si chiamino così), le armature dei Samurai e un sacco di altre cose nel Museo Nazionale di Tokyo sono qualcosa di straordinario. E poi assillati come sono dal tempo hanno organizzato le collezioni in base a quanta voglia si ha di stare dentro il museo. Quindi puoi seguire il percorso "capolavori" e hai visto tutto quello che dovevi vedere, senza massacrarti!

Scusate l'assenza di foto, ma il mio pc non legge la SD...

lunedì 11 giugno 2012

Un viaggio in Giappone...perché...


Scegliere la meta del nostro viaggio di nozze non è stata un'impresa facile.
Volevamo un  posto che esercitasse su entrambi lo stesso fascino, uno di quei viaggi che fai una volta nella vita, una di quelle mete che non si dimenticano.
Niente villaggi vacanze, niente viaggi organizzati, niente crociere e soprattutto niente "viaggi di nozze preconfezionati" con petali di rose sul letto e giovani coppie di sposini con cui condividere le nostre giornate.
Ci piaceva la natura, ma in fondo siamo "tipi" d'asfalto. Ci piacciono le persone, le culture, gli usi, gli uomini da osservare, conoscere, capire. Ci piaceva l'idea di un posto straniante, di un paese nel quale sentirci davvero stranieri. Un posto in cui perdere i punti di riferimento.
Ecco perché il Giappone.
Ce lo immaginiamo così diverso da noi, così speciale, così difficile da decifrare.
Diventeremo di colpo analfabeti, inopportuni, "strani".
Domani si parte. Ci aspettano 12 ore di aereo sul Roma - Tokyo.
E poi l'inizio di questa nuova piccola avventura.




sabato 9 giugno 2012

Menù estivo: gazpacho aldaluso e un po' di leggerezza

gazpacho andaluso


Della leggerezza abbiamo sempre bisogno, ma dopo un post come quello precedente ancora di più.
E anche la cenetta di giovedì, con sorelle, cognato e nipote, è stata all'insegna di questo valore indispensabile della vita :-).
Qua a Sassari è arrivata l'estate con il suo sole cocente, i suoi 29 gradi in cucina e la sua inarrestabile voglia di birra.
Ecco perché il desiderio di un menù estivo, fresco e mediterraneo.
Giusto per confermare le mie scarse qualità da food-blogger ho dimenticato di fare le foto...ho immortalato solo il gazpacho, ma perché era avanzato e ho potuto rimediare il giorno dopo!

La serata è iniziata con un aperitivo/antipasto nel nostro piccolo, ma fiorito terrazzo:
- Bocconcini melone, feta e rucola, in sostituzione di un mio grande classico, rubato su Sale e Pepe, anguria, feta e menta. Variante quest'ultima che preferisco.
- Gazpacho andaluso, una ricetta "sempre verde" imparata tanti anni fa in una calda estate sivigliana.

La cena è proseguita con una sicilianissima "pasta alla norma", un grande classico che non tradisce mai.
A conclusione un dessert, nè fresco, nè leggero, nè probabilmente estivo, ma golosissimo: tortini al cioccolato caldi con il cuore morbido, con la centro le fragole. La ricetta e l'idea di una variazione originale le ho prese qua. Ho aggiunto anche un cucchiaio di gelato fior di latte, prodotto in casa con la mia nuova gelatiera.

Per accompagnare questa cenetta abbiamo scelto delle birre:

- la 77 della BrewDog, una lager perfetta per l'aperitivo
- la Ridgeway Brewing, una bitter fresca e beverina, anche questa adatta al nostro fresco antipasto
- la Indian Pale Ale della Meantime per la pasta alla norma.

Solo per il dolce abbiamo fatto uno strappo alla regola "birraia" e abbiamo offerto un vino dolce.

Di tutte le ricette vi lascio qua quella del gazpacho tramandata da generazioni di studenti fuori sede andalusi, a cui ho aggiunto tre bei cucchiaioni di yogurt greco, come suggerito su questo bellissimo blog http://www.fiordifrolla.it/gazpacho-piccante-allo-yogurt.html

gazpagno andaluso


GAZPACHO ANDALUSO CON AGGIUNTA DI YOGURT
- 6 pomodori maturi
- 1 cetriolo
- 1 peperone rosso
- 1 scalogno
- 1 piccolo spicchio d'aglio
- 1 dl di olio extravergine di oliva
- 2 cucchiai di aceto rosso (io in realtà  lo uso di mele)
- 3 cucchiai di yogurt greco
- sale e pepe q.b.


Mettete dell'acqua a scaldare, prendete i pomodori, lavateri e con un coltello fate un'incisione a croce. Fateli quindi scottare nell'acqua bollente per un paio di minuti, poi scolateli e privateli della pelle.
A questo punto tagliate a dadini i pomodori, il cetriolo, il peperone (lavato e privato dei sei e dell'anima interna), lo scalogno, l'aglio e metteteli nel frullatore, con l'aggiunta dell'olio e dell'aceto.
Fate frullare tutto, aggiungete lo yogurt e date un'altra bella frullata. Salate a piacimento e se vi va mettete anche un po' di pepe nero.
A questo punto non dovete far altro che metterlo in frigo, visto che va bevuto bello freddo.
Io l'ho servito in bicchiere, con un crostino e il cucchiaio, ma basterebbe anche solo una cannuccia.
I vostri ospiti inizialmente rimarranno perplessi, ma poi vedrete che ne "berranno a litri"!


mercoledì 6 giugno 2012

5 categorie di persone di cui una precaria come me farebbe volentieri a meno

Precari Sardegna


Eccomi qua a stilare le prima TOP FIVE ufficiale del mio giovane blog.
Il mio è il profilo perfetto della "precaria da programma televisivo": laureata velocemente e a pieni voti in Conservazione dei Beni Culturali, con l'assurda convinzione che la cultura potesse essere la prima risorsa di questo paese, masterizzata, stagista pluri-decorata, esperta vincitrice di borse di studio, stanziale in graduatorie da cui non pescheranno mai, emigrata e poi tornata in patria, dotata di curriculum lungo e variegato, fortunatamente mai senza lavoro, ma ahimè sempre precaria e con contratto a progetto.
A volte pagata meglio, altre peggio. Da alcuni caricata di responsabilità folli, da altri rispettata, da altri ancora sotto-dimensionata. 
In questi anni ne ho viste e sentite di tutti i colori. Ho avuto fortuna, ma anche tanta sfortuna.
Ho accettato proposte che avrei voluto rifiutare, ma mi sono anche opposta a certe palesi violazioni della mia dignità di persona e di lavoratrice. 
Ho sempre dovuto fare i conti con la lunga fila di persone che, giustamente, non aspettano altro che tu dica "no" e te ne vada sbattendo la porta per accaparrarsi il tuo posto sfruttato/ingiusto/sotto-pagato, perché loro non hanno neanche quello.
Ho saputo godere degli aspetti positivi che la dimensione della precarietà porta con sé, come la possibilità di cambiare e di affrontare sfide nuove e stimolanti. 
Non mi sono mai dovuta preoccupare delle riforme sulla pensione, perché non l'avrò mai. 
Ma neanche dell'articolo 18 perché quelli come me non ne hanno diritto.
Ho sviluppato con la mia condizione lavorativa un rapporto altalenante.
Da una parte ringrazio sempre di averlo un lavoro e ad oggi ringrazio anche che sia nella mia città e che sappia essere molto divertente e stimolante.
Dall'altra penso che questa condizione potrebbe finire tra 6 mesi, che guadagno poco, che non posso permettermi di ammalarmi gravemente, né di farmi un figlio con la stesse tutele delle altre.
Insomma ci sono giorni che vorrei un noiosissimo lavoro a tempo indeterminato, che mi prenderei in carico tutto - i colleghi ignavi, il grigiore della burocrazia, la frustrazione di fare tutta la vita qualcosa che non piace -  pur di aver la certezza dello stipendio a fine mese, l'entusiasmo di un regalo chiamato "tredicesima", l'obbligo di dover "consumare le ferie", la certezza che quel posto è "per sempre" (o quasi).
Le riflessioni in merito sarebbero tante, è un discorso lungo e complesso e non trovo abbia senso ricostruire qua con voi il mio percorso dal liceo ad oggi. Ma una lista di quelli che proprio mi sono stufata di sentire ve la faccio. Ve ne dico 5, li divido per categorie:

1)Quelli che non perdono occasione per nominarti qualcuno, anche in gamba, che ha trovato un lavoro a tempo indeterminato grazie a conoscenze/raccomandazioni/aiuti e che aggiungono alla frase, detta con il tono del "peggio per te, avevo ragione io", le parole : "tu ti sei sempre rifiutata". Perché dovete sapere che vengo spesso colpevolizzata in quanto persona onesta e corretta.

2) Quelli che il lavoro gli è piovuto dal cielo (figli che hanno preso il posto dei padri, raccomandati che hanno passato senza fatica il primo concorso fatto in vita loro, persone che hanno avuto la fortuna sfacciata di essere al posto giusto nel momento giusto etc), e che pensano che cada dal cielo un po' a tutti e che tu semplicemente fossi distratta.

3) Quelli che ti dicono: "ma perché non vai fuori..." Come se nel resto di Italia fosse una pacchia, come se non ci fossi già andata fuori. Come se vivere in Italia o in Germania fosse lo stesso. Come se a un certo punto della vita uno non dovesse fare i conti anche con gli altri innumerevoli (per fortuna) aspetti della propria esistenza, dall'amore alla famiglia passando per la disponibilità di una casa.

4) Quelli che ce l'hanno scritto in faccia quello che stanno pensando: "hai studiato conservazione delle merendine e ti lamenti? ti vuoi occupare di cultura con tutti i problemi che ci sono al mondo? Ma perché non hai fatto medicina invece di rompere le palle?

5) Quelli che hanno capito tutto e ti suggeriscono migliaia di soluzioni - impossibili - e tu sembra pure che ci prenda gusto a smontargliele, sembra che non ti vada proprio di darti da fare. E' che non c'è il tempo di spiegare loro che è tutto molto più complicato di come sembra e che quella che dovrebbe essere considerata una risorsa, in questo Paese è solo un peso ed una voce di spesa da tagliare, che le soprintendenze sono piene di ingegneri, commercialisti, agronomi ed avvocati e che invece tutti ignorano esistano eserciti di giovani formati per essere manager della cultura, che nel settore si investe poco e male, che stiamo pagando anni e anni di clientelismo politico che se doveva sistemare un raccomandato-incapace lo piazzava giusto giusto in qualche museo o biblioteca.

Ecco, voi che vi rivedete in una di queste 5 categorie, parlo proprio a voi, contate fino a dieci prima di discutere con me di precariato.
Anche se io vi capisco e vi vorrò comunque bene.


precari Sardegna