Un anno fa mi sono alzata presto, prima di quanto pensassi, con un gran mal di testa, i capelli duri come la pietra, i piedi devastati e la sensazione di essere sopravvissuta a una gran fatica.
Perché io il giorno prima di quel 20 maggio di un anno fa, mi sono sposata.
E mi sono svegliata con un cellulare pieno di messaggi, il più delicato recitava più o meno così: "Che culo. Il vero regalo te l'ha fatto il tempo".
Eh già, perché anche il 20 maggio dell'anno scorso pioveva a dirotto, la villa dove abbiamo fatto il ricevimento sembrava una zattera e la temperatura era scesa di circa 15 gradi.
Insomma, è proprio vero che nella vita, nelle piccole e nelle grandi cose, ci vuole fortuna.
E sappiate che il detto "sposa bagnata sposa fortunata" è nato solo per consolare la poveretta con l'abito bagnato fino alle ginocchia, gli ospiti infreddoliti stipati in una sala come leoni in gabbia e la prospettiva di un album di foto all'insegna del grigiore.
Tutto questo per dirvi che è passato un anno e che la cosa mi sembra incredibile.
Perché mi sembra ieri tutto quel tourbillon di emozioni, di cose da fare, di amici mobilitati, di balli scatenati, di mojito freschi freschi.
Ieri abbiamo festeggiato con un pranzetto solo per noi, fuori da una Sassari in gran festa per la Cavalcata Sarda.
Siamo andati a Su Carduleu, il ristorante che lo chef Roberto Serra ha aperto ad Abbasanta, dopo aver lavorato con i migliori chef fuori dall'isola. Per capirci era uno che lavorava per Vissani.
Il ristorante come struttura non è un granché, credo che fosse di famiglia e anche di poche pretese, come denunciano il classico bancone da bar di paese e gli orribili infissi in alluminio.
Insomma bruttino, con le sue pareti spugnate arancione acceso (maledetto il giorno in cui a uno è venuto in mente di usare una spugna per dipingere le pareti), i suoi quadri di scarsa qualità e i tavolacci un po' tristi.
Però poco importa, perché se uno sa cucinare così poi il ristorante lo può far arredare da qualcun'altro.
Abbiamo mangiato molto bene e Su Carduleu è ancora un posto da cui si può uscire appagati spendendo poco, poco in rapporto alla qualità della cucina e dei prodotti proposti.
E quando dico poco intendo 22 euro di menù antipasto-primo-dessert e calice di vino.
Noi naturalmente non ci siamo fatti mancare niente e siamo riusciti a spendere lo stesso, ma va beh, abbiamo assaggiato di tutto, bevuto una bottiglia di korem e scassato il mio colon per almeno una settimana.
Abbiamo aperto con un bel giro di antipasti: un tagliere di salumi e formaggi di qualità straordinaria, tra cui un guanciale, una treccia e un pecorino che credo sognerò la notte, dei cardi selvatici sottolio fatti "in casa", un assaggio di formaggio freschissimo, il primo caglio, quello acido acido che io adoro, una ricotta con il miele di cardo fantastica, un assaggio di coratella fatta tipo "veneziana" che ho spazzolato, un'insalata di pecora con pomodori secchi e cipolla che udite udite era buonissima (io non amo la pecora), favette con guanciale pare ottime (ho avuto brevi sprazzi di lucidità e almeno le fave al mio colon le ho evitate) e delle succulente quaglie in salsa al vin brulè.
Un antipasto da veri signori che devo dire sarebbe bastato per appagarmi.
Poi sono arrivati i primi, "piccoli assaggi" li hanno definiti, ma le quantità erano assai generose: fregola con ragù di agnello e pecorino romano affumicato e malloreddus con sugo di pecora e ricotta mustia.
Quando ho sentito quello che ci aspettava non ero molto convinta, ma devo dire che sono rimasta piacevolmente colpita. Buoni entrambi, anche se la fregola vince sui malloreddus a mani basse, di una bontà rara. Per secondo ci hanno fatto assaggiare una faraona ripiena con uvetta e mele, molto sfiziosa e della straordinaria carne bruno-sarda di Mucca Melina, una specie tipica della zona, un contro filetto tenerissimo, dal sapore meraviglioso, accompagnato da delle patate al forno.
Come dolce ci hanno servito un semifreddo all'arancia, buono, ma non all'altezza del resto delle portate.
Un bel pranzo insomma, un ristorante che ti lascia con la voglia di tornare, una cucina che viene dal territorio, ma che non manca di originalità.
Un ristorante da provare ora, perché fra un anno, non appena mette mano agli infissi e allo spugnato, costerà il doppio.
Niente foto, ma questa volta per scelta.
Pranzi come questi sono un lusso che ci si concede e vanno goduti fino in fondo, senza foto e altri pensieri di mezzo.
Quelle che vedete le ho "rubate" dalla pagina facebook del ristorante.
Mangioni !!!!!
RispondiEliminaPuoi dirlo forte!
RispondiEliminaMangioni e beoni, visto che della bottiglia di Korem non è rimasto neanche un goccio.
E io non sono ancora al top della forma...
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