sabato 18 aprile 2015

Primavera mia portami via


Primavera è voglia di stare sempre fuori.
Sono birrette gelide da sorseggiare sotto il sole, dall'aperitivo finché ce la si fa.
Primavera è quell'arietta calda che ti scompiglia i capelli ed insieme anche i pensieri.
E' voglia di libertà, di progettare viaggi e pianificare le vacanze.
La primavera sono gli amici, i pomeriggi a parlare del niente, le prime giornate al mare senza fare il bagno.
La primavera sono i fiori con cui invado il mio mini-terrazzo e i nuovi amori che sbocciano e le vecchie coppie che scoppiano.
La primavera sa di amore e di voglia di baci. Sa di musica e di concerti al tramonto. Di feste di piazza e posti brutti che sembrano belli.
La mia personale primavera sono anni che profuma di Siviglia, di azahar e calle Feria, di un pisolino al Parque de Maria Luisa, di amici lontani e tramonti sul Guadalquivir.
La primavera è una irresistibile voglia di leggerezza.


Detto questo, come caspita si concilia la primavera con una figlia di quasi un anno?
Con quel senso di responsabilità che senti in pancia dal giorno in cui è venuta al mondo, con l'ossessione del sonno e dei pisolini mancati, con la consapevolezza che non si può far crescere un bambino nei bar (o non solo per lo meno), con il fatto che per mezzanotte dovrebbe dormire nel suo letto e che oltre le nove di mattina (ed è già rarissimo) non dorme (e tu con lei), con l'oggettivo complicarsi degli aspetti organizzativo-economici del viaggiare insieme, con il nitido ricordo delle conseguenze catastrofiche che hanno avuto sul suo stato di eccitamento eventi come concerti, feste e locali pieni di bella gente.
Ce la si fa? No? Si? Si, ma non è proprio la stessa cosa?
Ecco, lo sento già il coro delle supermamme e degli amici delle supermamme (che per la cronaca hanno super figli): ovvio che ce la si fa!
Lo so, voi quando aveva tre mesi l'avete portato in un trekking sulle Ande, il vostro dorme in passeggino mentre voi pogate sotto il palco, a un anno si siede al bar e ordina da solo, lo so, poi tornate a casa, a qualunque ora e in qualunque stato, e dormite, tutti, alla grande. E il vostro bambino è sereno, non piange mai e adora gli Strokes.
Noi però non siamo così "super" e quindi il problema ce lo poniamo.
Ma tutto sommato ce la sentiamo di dire che sì, è primavera anche per noi.
Basta ricordarsi che la primavera è portatrice di felicità per tutti e che è sufficiente seguire alcune piccole regole:

- bella stagione = riduzione drastica di febbre, virus e similari. Questo significa che potremo ricominciare a considerare la fronte di nostro figlio come una parte del suo viso e non come una portatrice di cattive notizie. Ci libereremo di quel senso di disperazione che ci accompagna in quell'interminabile minuto che il termometro impiega a rilevare la febbre (noi abbiamo già il cappotto e lei è pronta per l'asilo). Significa soprattutto che è finito il tempo della relegazione in casa.

- la primavera non fa venire sonno solo a noi. Anche loro forse alle sette di mattina vorranno rigirarsi dall'altra parte.

- l'aria aperta è salutare, anche seduti al bar.

- è necessario armarsi di un kit di sopravvivenza: la loro acqua, il loro cibo preferito, un vagone di giochi, giubbotti e felpette, cambi e pannollini e naturalmente tanta pazienza.

- bisogna ricordarsi che i nostri figli hanno dei nonni e che li adorano. Lasciamoglieli, ogni tanto.

- per viaggiare ci vuole solo un pizzico in più di organizzazione, per questo io ho già pianificato il mio agosto in Provenza. Costi quel che costi.

- non c’è festival alla moda che non inizi con i concerti del pomeriggio. Quanto al rock duro, beh quello lo lasciamo agli amici duri che figli non ne hanno.

E poi c'è la genetica, che non è un'opinione, e qualcosa da noi nostro figlio l'avrà pur presa.
Ieri per esempio la Piccola I. , che ormai viaggia sul passeggino fronte mondo e non più fronte mamma, davanti al venticello tiepido di primavera ha reagito cantando e mandando baci all'aria.
Ditemi voi se questa non è irresistibile spensieratezza primaverile.

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