In questi giorni fa tanto parlare un
post di Beppe Grillo contro la movida milanese, in sostegno ai provvedimenti restrittivi del sindaco cinquestelle di Parma.
Premetto che non amo Grillo e che se non fosse per il "passa-parola" dei social network non avrei mai letto il suo post, né mi sarebbe interessata la sua ennesima opinione populista.
Ma non intendo parlare di lui e della sconcertante superficialità con cui affronta un tema tanto delicato, quanto complesso, come quello che vede in contrapposizione il diritto sacrosanto della gente di dormire e quello altrettanto sacrosanto dei giovani (e non solo) di uscire, incontrarsi e divertirsi.
Non credo di avere una soluzione e ora che mi capita spesso di non essere in giro alle 4 di mattina del fine settimana, so cosa possa voler dire svegliarsi di soprassalto per colpa di un gruppo di ragazzi che urlano e cantano come se fosse mezzogiorno.
Pensare però che risolvere il problema equivalga a trattarlo con piglio da benpensanti-moralisti, mortificando la vita notturna, chiudendo i locali in cui ci si incontra, si suona e si ascolta musica, si balla, ci si sfoga, ci si innamora, si impara a vivere nel mondo, beh è l'errore più grande.
Perché c'è un età in cui si ha un'energia, una voglia tale di stare in mezzo alla gente, di divertirsi e anche di sbagliare ed esagerare che non c'è divieto notturno che la possa fermare. Perché se i ragazzi non si trovano nei locali in centro città, finiranno in qualche discoteca sperduta di periferia, o peggio, buttati per strada a farsi di coca e pasticche, o ancora, chiusi in casa, lobotomizzati davanti ai social network e alla TV.
Il proibizionismo è la deriva più pericolosa, anche perché se uno vuole sbronzarsi dopo le 21, copra l'alcol prima e lo beve poi, o ripiega su altre sostanze già illegali.
Perché i locali notturni non sono mica tutti coperture per il riciclaggio di soldi sporchi, né luoghi di spaccio e perdizione, né palcoscenici di terza classe per aspiranti veline. E' pieno di locali "puliti", frutto del lavoro (duro) di chi li gestisce, posti in cui si fa, che ci si creda o no, "cultura", in cui movimenti giovanili, scene musicali ed artistiche nascono e si consolidano.
Ma è pieno anche di locali che non sono centri culturali, ma che rappresentano comunque un luogo di incontro e di scambio, di socializzazione e di divertimento.
Si, di divertimento e non ci vedo niente di male in questo.
E lo dico perché sono una "quasi" giovane che quanto a vita notturna vanto una lunga carriera ricca di successi.
Sono uscita tanto in vita mia, ho fatto le 6, le 7, le 8 di mattina, ho fatto colazione con le paste calde, ma anche con panini imbottiti di wurstel, patatine fritte e ketchup, ho sicuramente svegliato qualcuno con le mie chiacchiere disinvolte, ho girato per la città come se fosse pieno giorno, ho cambiato una marea di locali in una sola notte, ho sentito tanti gruppi suonare, ma ho anche ballato in discoteche della musica orribile, ho bevuto birrette e chissà qualche volta fatto la pipì per strada, nascosta fra due macchine (ma questo potrebbe succedermi anche di giorno, visto che in Italia non esistono i bagni pubblici ed io sono una pisciona).
Ci sono anni in cui, chi più chi meno, ci si sente padroni del mondo, anni in cui la scoperta della vita, degli errori, del vivere sociale passa per la frequentazione di una dimensione abitata da soli coetanei.
Una dimensione piena di chiasso, di incontri, di musica, di rischi, di eccessi, di stronzate, di amici, di amori, di emozioni e di esperienze nella quale non necessariamente tutti si drogano, si devastano, diventano teppisti.
Una dimensione che trova nella notte, quando il "mondo degli adulti" dorme, il momento migliore per esprimersi.
Una dimensione nella quale hai l'illusione di essere te stesso, libero dalle pressioni che la vita, la famiglia, la società ti fanno, senza che tu sia abbastanza maturo e consapevole per riconoscerle e gestirle.
E non ho paura a dire che sono stati anni bellissimi e che non li rimpiango proprio perché so di averli vissuti tutti, fino in fondo. E ancora oggi, che lavoro, responsabilità e preoccupazioni varie hanno condizionato la mia spensieratezza, che di serate sulle spalle ne ho tante e mi annoio più facilmente, ci sono notti in cui mi piace tirare a far tardi, ballare e divertirmi.
E la mattina mi sveglio felice.
Si può trovare una soluzione, ma senza moralismi.
E senza pensare che la strada sia quella di chiuderci in casa.
Perché sarebbe la mazzata finale per queste generazioni già sufficientemente sfigate e dal futuro incerto (e non per colpa loro).