Fonte: Corriere.it |
Mi accingevo a pubblicare un "post con ricetta", ma come si fa a fare finta di niente?
Oggi l'Europa, quella mediterranea, quella povera, quella in crisi, è in mobilitazione generale.
Oggi, come sempre accade, la protesta si è trasformata in scontro, manganellate, lacrimogeni, bombe carta, cassonetti incendiati e conta dei feriti.
Io non ci sono mai stata dentro a un corteo come quello di oggi a Roma, a Milano o a Madrid, ma immagino sempre che ci sia chi cerca di mantenere l'ordine e la calma, chi vuole rispettare regole e confini, chi si fa prendere dal delirio della massa, chi ha pianificato il disordine, chi è stato infiltrato per generarlo.
Non ci sono mai stata, ma so che questo tipo di scontri è utile solo ai potenti, per distogliere l'attenzione, per definirci tutti "facinorosi", per fomentare l'indignazione di chi vede distrutti palazzi e città, per fare in modo insomma che nessuno si interroghi per davvero su ciò che sta succedendo, sulle ragioni della protesta, sulle responsabilità della crisi, sul futuro che questo mondo sembra non poter più avere.
Io odio la violenza, sempre, ma non so in cosa potrei trasformarmi se mi trovassi in situazioni del genere.
Perché è la rabbia che ti monta dentro, la stessa che senti ribollire ogni volta che ti raccontano come funziona da schifo questo paese, quanti soldi i politici si rubano, oltre alle cifre folli che guadagnano, ogni volta che ti imbatti nell'incompetente di turno che però ha stranamente vinto un concorso, ogni volta che realizzi che questo paese è marcio dentro.
La stessa rabbia che mi rode tutte le volte che incontro il quasi cinquantenne, ovviamente dotato di lavoro, che mi dice "noi però ci siamo fatti il culo, voi volete la pappa pronta", "io facevo 3 lavori per studiare e campare", "siete preparatissimi, masterizzati, ma poi vi manca la visione, la capacità di stare dentro il lavoro".
Potrei stare ore ad elencare tutte le frasi di chi questo momento di storia non lo capisce e si sente solo più bravo di noi, ma non voglio ammorbarvi, vorrei solo che questa gente capisse che i loro stage gratuiti servivano davvero ad imparare un lavoro, non come i nostri che sono catene di montaggio dello sfruttamento o parcheggi temporanei per prendere i 2 soldi di una borsa di studio, vorrei che si rendessero conto che adesso 3 lavori non li trova nessuno, anche volendo, che siamo dentro una delle crisi più profonde e globalizzate che il mondo abbia conosciuto.
Ecco vorrei che si capisse che dentro questa gente che spacca vetrine c'è la rabbia di una generazione che paga errori commessi da altri.
Anche dai quei cinquantenni che se "non sappiamo stare dentro il lavoro" forse è perché non ci hanno saputo (o voluto) trasmettere quello che a loro è stato trasmesso, che hanno approfittato del mal costume, che hanno goduto dei privilegi di una rivoluzione che non hanno neanche fatto.
Vorrei che ci si rendesse conto che può succedere qualcosa di molto più pericoloso dei disordini di una manifestazione di studenti.
Un paese senza fiducia nelle istituzioni, senza cultura della legalità, senza rispetto per lo stato, un paese in cui chi va avanti non è sempre chi lo merita, un paese che non riconosce la cultura come base fondante della propria civiltà, un paese che tratta la scuola solo come una spesa da tagliare e mai come il luogo in cui uomini e donne diventano persone, cittadini, lavoratori, è un paese che NON vuole essere civile.
Un paese che rischia un'altra stagione di terrore e terrorismo, che mette a repentaglio la sua democrazia, che fomenta gli estremismi, che rischia insomma un altro ventennio.
La verità è che io per questo paese, per noi che abbiamo avuto la sfiga di nascere nel momento sbagliato, per quei ragazzi che oggi stavano in strada, beh io non vedo speranza.
Spero un giorno di avere dei figli, spero che per loro sia diverso, spero che trovino facilmente un lavoro, spero insomma che siano in grado di pagarmela loro la pensione che non avrò mai!
Nota ai lettori:
Poi un altro giorno parliamo di quanta violenza c'è nel mondo delle forze dell'ordine, di come queste si sentano in guerra e vogliano sempre vincerla sul campo (ad armi impari), di quanto restino impunite.
Insomma un giorno parliamo di come io mi senta più sicura se loro non ci sono.
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