lunedì 16 dicembre 2013

I professionisti della cultura dicono 500 volte: no

Immagine presa dal sito www.precaria.org
Che questo povero Paese non avesse la più pallida idea di cosa fare con l'enorme patrimonio culturale di cui dispone, è evidente a tutti. 
Che la situazione dei professionisti della cultura sia priva di qualsiasi dignità e rispetto, forse a qualcuno è sfuggito.
Ebbene l'ultimo evento agli onori della cronaca è emblematico.
Il Ministro Bray da mesi annuncia il reclutamento di giovani operatori culturali per una grande campagna di digitalizzazione, ne parla come se fosse la svolta per il paese e per i poveri disoccupati della cultura, come se bastasse un'azione di questo tipo per risollevare le sorti di un settore in ginocchio.
Da quando mi occupo di beni culturali ho visto più campagne di digitalizzazione che qualunque altro tipo di attività volta a promuovere e valorizzare il nostro patrimonio. Probabilmente i motivi sono tanti, ma nessuno mi toglie dalla testa che sia più semplice avviare una campagna di digitalizzazione che riformare completamente un settore che da sempre si occupa solo di conservare e tutelare (e quindi spendere) e non di rendere fruibili i beni di cui dispone.
Detto questo, sappiate che il problema è un altro.
Il ministero ha infatti pubblicato il bando attraverso il quale recluterà 500 stagisti che dovranno ricoprire, per diversi istituti culturali, mansioni relative ad attività di inventariazione e digitalizzazione.
Stagisti, avete capito bene. Nessuna novità quindi, la cultura intende ancora sopravvivere grazie al volontariato, nonostante le belle parole del Ministro Bray.
Nessuna svolta per gli operatori del settore, nessun riconoscimento, nessun concorso, nessuna assunzione.
Ma il ministero è riuscito a fare di peggio e ora vi spiego perché:
- punto primo: i requisiti. Il voto di laurea lo vogliono altissimo, ossia 110. E va bene, passi, vogliono fare una selezione alla radice. Poi cercano persone sotto i 35 anni il che non ha senso: se vuoi avviare un progetto di formazione per giovani neo-laurati 35 anni sono già troppi, se vuoi, come avevi dichiarato, immettere un po' di soldi in uno dei settori che vanta più disoccupati e sottopagati d'Italia, allora il limite di età non metterlo proprio, che gente senza lavoro ce n'è pure di 40 anni e più.  Poi vogliono la certificazione B2 della lingua inglese, mai sentita prima una cosa del genere. Quindi non devi saper parlare l'inglese, ma devi aver speso dei soldi per una certificazione che non è obbligatoria per legge, che non è l'unica sul mercato e che non ti forniscono gli esami universitari che hai conseguito. Se poi hai i tutti requisiti devi partecipare ad una selezione, per la quale è importante ricordare che il Ministero spenderà dei soldi.
- punto secondo: durata dello stage. Se davvero di formazione per la digitalizzazione ed inventariazione si tratta, mi devono spiegare a cosa serve 1 anno di stage. Sappiamo tutti benissimo che per questo tipo di mansioni non bisogna essere dei manager della cultura e che una settimana, ma vogliamo essere larghi 1 mese, è più che sufficiente per imparare a usare uno scanner planetario o un programma di inventariazione. La verità è un'altra: è un anno di stage perché non è la formazione quello che interessa al ministero, ma far fare agli stagisti ciò che dovrebbe fare del personale assunto per il quale invece non si fanno i concorsi.
- punto terzo: le condizione dello stage. Io dico, la stai facendo sporca e stai usando dei finanziamenti per la formazione per sfruttare personale già formato che possa tappare i buchi di tutte le assunzione che non fai? Ecco, evita di essere arrogante. Il bando invece è più che particolareggiato quando si tratta di definire le ore di lavoro settimanali, da 30 a 35, quindi un full-time, il numero di giorni di permesso concessi allo stagista, con tanto di elenco delle uniche festività riconosciute e le regole qualora ti ammalassi gravemente o ti facessi un figlio. Se bagli ti decurtano i soldi dal rimborso dello stage. A dimostrazione che non cercano uno stagista da formare, ma una persona che possa coprire dei veri e propri turni di lavoro.
- punto quarto: il rimborso spese. 5000 euro LORDI per tutto l'anno. Ossia 416 euro LORDI al mese. Il ministro si difende: è la quota prevista dalla legge. Peccato che normalmente gli stage prevedano una certa flessibilità su orari, presenze e numero di ore da fare. In questo caso si tratta di guadagnare due lire per lavorare tutto l'anno, salvo 20 giorni di ferie (più 3 se capita qualcosa di molto grave a un tuo familiare e 1 se doni il sangue, tutto dovrà essere certificato) più le festività in elenco, per 30-35 ore a settimana. Ossia lavori come quelli assunti, ma guadagni circa 300 euro. E ti paghi pure l'assicurazione. Questo significa che per un anno sia che si parli di un giovane studente che di un disoccupato alla frutta, comunque chi passerà la selezione prenderà una miseria e non avrà neanche il tempo per fare un altro lavoro per mantenersi. Poi però ti dicono che i giovani sono mammoni e non vogliono andare via di casa.

Per chi non ha dedicato tutti i suoi studi, tanta fatica, tanta passione ed anche tanti soldi a questo settore, con l'illusione che potesse essere uno dei motori sociali ma anche economici del nostro paese, probabilmente questa sarà una questione di relativa importanza.
Ma per tutti gli operatori della cultura, i manager, i bibliotecari, gli archivisti, gli archeologi, i museologi e chi più ne ha più ne metta, è l'ennesima mancanza di rispetto subita, è l'ennesimo tentativo di prenderci per fame, l'ennesimo sfruttamento mascherato da opportunità.
Qualcuno potrebbe obiettare: lasciate questo bando ai neo-laureati, per loro sarà un'occasione come un'altra, si faranno mantenere ancora un anno dai genitori e magari impareranno qualcosa.
E' vero, ma bisogna mettersi nei panni di tutti coloro che vivono precari da una vita, che raccolgono le briciole di progetti che di fatto portano avanti da soli, di tutti gli operatori che hanno perso il lavoro dopo anni di contratti a progetto e altrettante promesse di assunzione, di tutti i dipendenti sottopagati di cooperative alle quali gli enti locali offrono una miseria per gestire importanti luoghi della cultura e di tutte quelle persone impiegate nel settore cultura che sono arrivate a 35/40 anni e hanno visto la loro situazione peggiorare invece di migliorare e che oggi hanno difficoltà a reinventarsi in altri settori perché ormai è tardi, anche per fare il magazziniere, tanto per dirne una. 
Ecco per tutti loro dire no a questo bando, significa dire no a uno sfruttamento, ma se sei a casa senza lavoro o il tuo contratto scade tra un mese, alla fine pensi che fare lo stagista sotto-pagato sia sempre meglio che essere e restare disoccupato.
Le condizioni preposte e gli annunci che hanno preceduto questa selezione sono solo la conferma che la nostra professionalità in Italia vale meno di zero e che per il settore dei beni culturali non c'è davvero speranza.

C'è anche una petizione, questo è il link:

E questa è la risposta, a mio parere superficiale ed emblematica, che il ministro ha dato sul suo blog in seguito alle tante polemiche:

E' vero nessuna novità sul tema cultura, ma certe verità non smettono mai di fare male.





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