lunedì 7 dicembre 2015

La riunione dell'asilo nido




Colloqui della Piccola I., insomma non proprio colloqui, ma una riunione per raccontare a noi genitori cosa succede ai nostri figli quando varcano la magica porta del nido.
Ecco com'è andata:

- sono arrivata in ritardo, trafelata, spettinata e con l'aria di una che aveva appena lasciato un lavoro di importanza universale. Invece ero in ferie e semplicemente la Piccola I. non voleva saperne (come biasimarla) di riprendersi dal riposino pomeridiano. Per non dare troppo nell'occhio mi sono limitata a un criptico: "scusate, mi sono liberata solo ora" e mi sono seduta nelle retrovie con fare distratto.

- io che passo il mio tempo a chiedermi come mi sia potuto saltare in mente di laurearmi in quello in cui mi sono laureata e di cercare lavoro nel mondo della cultura, io che ogni volta penso "vedi alla fine questo l'avrei potuto fare e non sarei morta", ecco, io quella dei rimpianti professionali, quando entro all'asilo è un po' come quando entro all'ospedale, tiro un sospiro di sollievo e penso: ecco l'educatrice al nido no, questo non l'avrei potuto fare di sicuro (esattamente come il medico).

- quando mi ritrovo nella stessa stanza con genitori che hanno figli coetanei della Piccola I. ho la conferma definitiva di non aver partorito un genio, ma che i bimbi di un anno e mezzo fanno tutti più o meno le stesse cose: amano aprire l'acqua del bidè e trafficare con lo schifosissimo tappo, adorano svuotare contenitori e riempirli e poi ancora svuotarli, hanno un'innata propensione per il pericolo e per mettere mano nei nostri cellulari. Questo in fondo mi rallegra, raramente si sente parlare di bambini al contempo geni e felici.

- sono stata l'ultima ad andarmene, sono rimasta a chiacchierare con le maestre ben oltre la fine della riunione. A voler essere pessimisti con una mossa sola mi sono inimicata sia le altre mamme che mi avranno bollato come "la mamma che fa la toga perché è amica delle maestre", sia delle educatrici che non vedevano l'ora chiudessi quella porta per andarsene finalmente a casa. Ma siccome sono un'inguaribile ottimista spero che nessuna mamma si sia accorta e che le maestre mi vogliano bene lo stesso.

- a proposito di mamme e socializzazione sappiate che no, non è successo neanche questa volta: nessuno ha parlato di una "chat dell'asilo". Non che ci tenga ad istituirla, anzi. Eppure convivo con un dubbio feroce: esiste e non mi hanno invitata? Sono io la mamma disgregata del gruppo? Sarà colpa dei bottoni che attacco alle maestre?

Preso atto che probabilmente le altre mamme sono amiche ed io no, che forse alla prossima riunione tutte le maestre si terranno a debita distanza da me al momento dei saluti così da non dover cenare all'asilo, posso però dire ancora una volta che io sono entusiasta del nostro amato Paperopoli, che ora più che mai non mi pento di averci portato la Piccola I. a soli sei mesi, che ogni volta che facciamo queste riunioni rimango incantata dalla passione, creatività e preparazione delle persone a cui affido mia figlia tutti i giorni per mattine intere.
E no, non lo dico per lenire i miei sensi di colpa, lo dico perché ne sono convinta.
Ogni tanto osservo i figli dei miei amici, quelli che ancora non vanno al nido, e penso che forse sono meno isterici, più serafici, che forse questa vita di comunità che impongo alla Piccola I. è per lei fonte di stress, che chissà starebbe meglio a casa, coccolata dai nonni o da una baby sitter, però poi penso al "ciaooooo" con cui mi saluta felice la mattina e al sorriso con cui mi accoglie all'ora di pranzo, all'affetto con cui si getta al collo delle sue educatrici, alle foto in cui la vedo serena mentre all'asilo, circondata da bambini, gioca, prova, sperimenta, fa esperienza e mi dico: no, a noi va bene così.
Io e il babbo possiamo lavorare e la Piccola I. passare le sue mattine in una piccola comunità fatta di allegria, stimoli, bambini con cui confrontarsi e un sacco di cose da imparare divertendosi.
Insomma sempre sia benedetto l'asilo e chi l'ha inventato.

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