giovedì 13 aprile 2017

Parto con epidurale: un diritto o un capriccio?

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Disegno di Silvia Lonardo

Riemergo dal mio silenzio di mesi, un silenzio che non ho programmato, ma che è successo perché di scrivere bisogna aver tempo e voglia, riemergo, dicevo, per parlare di un tema che mi sta molto a cuore.
E' infatti notizia di questi giorni che finalmente anche a Sassari sarà possibile partorire con epidurale, anche nella struttura pubblica, anche se non si frequentano anestesisti o non si conosce qualcuno di "influente".
Una notizia che dovrebbe essere accolta con giubilo ed entusiasmo, ma che, come spesso succede nel mondo delle donne e delle mamme, ha subito dato vita a dibattiti, discussioni, conflitti.

Basta un attimo e ci sono già le fazioni pro e contro che affilano le armi, come se il diritto di fare l'epidurale ledesse in qualche modo quello di non farla.

Ricordo che incinta di pochi mesi incontrai una mia amica, neo-mamma, che mi raccomandò di partorire in una struttura privata convenzionata, così da poterlo fare con l'ausilio dell'anestesia.
Quando le dissi che era una delle mie poche certezze mi raccontò che dopo il suo parto, lungo e doloroso, si era prodigata per presentare una petizione ufficiale al fine di ottenere questo sacrosanto diritto anche nella clinica pubblica cittadina, ma che tra le neo-mamme con cui era entrata in contatto in quei mesi aveva incontrato più ostruzionismo che altro.
Al momento pensai fosse solo incappata nelle persone sbagliate, ma mi ricredetti subito, non appena iniziai a frequentare corsi pre-parto, consultori, centri mamma, etc etc, luoghi la cui utilità non voglio assolutamente mettere in discussione, anzi, ma nei quali dovetti prendere atto che non si trattava solo di sfortuna.

E lo scoprii sulla mia pelle, "epiduralista" convinta,  perché fui ricoperta di frasi di questo tipo:  "si è sempre partorito così", "io ho fatto 14 ore di travaglio e non sono morta", "perché devi falsare un momento così bello con un farmaco",  "perché ti preoccupi del dolore e non del fatto che sta per nascere tuo figlio", "basta pensare che è il momento più bello della tua vita", "il dolore è funzionale", "metti a repentaglio l'allattamento" etc etc. Devo dire che le peggiori erano le donne che avevano già partorito e che rivendicavano o l'impresa di parti-lampo senza quasi accorgersi o  quella di travagli interminabili e dolori lancinanti dai quali però erano uscite più forti di prima.

Mi sono perfino sentita dire, con ancora un bel numero di punti e di relativi dolori e in mente la fatica e sofferenza per far venire al mondo una bimba piccola e con due giri di cordone attorno al collo, che il mio non si poteva definire un parto naturale.
Forse in un linguaggio strettamente clinico sarà pure vero, ma per la lingua comune lo è stato eccome.

Ora io non metto assolutamente in dubbio il diritto di ogni donna di partorire come meglio crede, di farlo senza epidurale, se, per qualsiasi ragione, lo preferisce, ma anche di farlo con l'anestesia se è questo che desidera, senza doversi sentire una mamma di serie B, già così poco incline al sacrificio.

In questi giorni girava sulla mia bacheca di facebook un lunghissimo articolo di un'ostetrica che diceva che se si partorisse in modo corretto, nel rispetto dei tempi della donna, con l'apporto di tutti gli strumenti di ausilio necessari, non ci sarebbe bisogno di epidurale.
Ed io credo che ci sia un fondo di verità in questo, che certamente un'attenzione maggiore per le esigenze delle mamme, delle strutture più adeguate, del personale più sensibile ridurrebbero di molto le esperienze traumatiche di parto.
Sono convinta che sia giusto e sacrosanto impegnarsi perché le donne possano partorire nella posizione che preferiscono, fare bagni e docce calde, utilizzare pratiche di respirazione o yoga utili a rilassarsi e a gestire il dolore, che sia quindi un diritto di tutte poter accedere a strumenti di "analgesia dolce", senza farmaci.

Ma credo anche che una come me l'epidurale l'avrebbe fatta lo stesso.
Perché una cosa non esclude l'altra.
Perché quello che conta è poter scegliere in modo consapevole, potendosi informare, valutando i pro e i contro, sentendo opinioni specializzate diverse, senza moralismi o gare a chi sopporta di più il dolore.

L'articolo voleva inoltre assolutamente convincerci che partorire con l'epidurale avrebbe sviluppato in noi un senso di frustrazione, facendoci sentire inadatte a fare una cosa per la quale invece siamo naturalmente portate.

Ecco vorrei dire che io inadatta non mi ci sono sentita neanche un secondo, ma che semplicemente penso che sia assurdo che ancora nel 2017 non esista un modo per ridurre quanto possibile il dolore e la sofferenza del parto, che spesso e volentieri ti facciano l'episiotomia o ti mettano i punti senza una goccia di anestetico.

Non credo infatti che sia questo a renderci mamme presenti, consapevoli, amorevoli o capaci. 
Non credo che l'amore che proviamo per i nostri figli abbia bisogno di essere misurato con la nostra capacità di sopportazione del dolore fisico.
Forse non sono abbastanza "naturalista" e mi sento più "persona" che "animale" e in quanto persona subisco la violenza (anche psicologica) del dolore, forse non lo sono abbastanza per lasciarmi trasportare da questa miracolosa esperienza che è mettere al mondo un bambino così come si è sempre fatto nei secoli, così come "madre terra" ha previsto facessimo.
Forse sono solo una che non ha voglia di soffrire se esiste un modo per evitarlo.
Ricordo sempre a tutti che a mia nonna, in periodo di guerra, hanno operato il setto nasale senza anestesia, che non è morta, ma che questo non significa che ripeterebbe l'esperienza o che oggi a qualcuno venga in mente di proporre questa nuova, elettrizzante, pratica.

Per quanto mi riguarda la certezza di poter fare l'epidurale mi è stata di aiuto prima di tutto dal punto di vista psicologico: sono arrivata al momento del parto più serena, consapevole che avrei avuto un "aiuto da casa", che se il mio travaglio fosse durato un'eternità avrei potuto godere di un po' di tregua.

Ho una soglia del dolore piuttosto alta, ma nonostante questo l'idea di soffrire mi fa molta paura.
Il mio travaglio è stato breve, l'epidurale ha preso solo al secondo tentativo (e stare immobili per farsela rifare con le contrazioni a bomba non è stata una passeggiata), i suoi effetti me li sono goduta  poco perché il momento di spingere è arrivato abbastanza presto, a nulla è servita per il dolore lancinante dell'episiotomia, eppure la rifarei altre 1000 volte.

Perché mi ha fatto arrivare al momento più tranquilla, perché un po' di respiro me l'ha dato, perché temo che le contrazioni espulsive avrebbero raggiunto vette inaudite anche per la mia soglia di sopportazione.
E anche perché, contrariamente a tutte le pindacciate ricevute, la Piccola I. è nata viva e attiva, la mia schiena non ha subito nessun danno, il parto è andato come doveva andare e ho allattato per un anno senza perdere una goccia di latte.

Insomma, per la persona che sono, valutando i pro e i contro (perché naturalmente anche l'epidurale ha i suoi contro), ho fatto questa scelta e non me ne sono pentita e credo che debba essere un diritto di tutte poterla fare.

Senza giudizi, senza gare, senza premi per chi ha avuto il parto più doloroso ed è sopravvissuta.



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