lunedì 28 novembre 2016

Capricci, capricci e solo capricci


Mamme e babbi, vi voglio tutti a rapporto.
Montessoriani, steineriani, vecchio stampo e chi più ne ha più ne metta, venite qui, al mio cospetto.
La questione è seria ed urgente: mia figlia sta diventando prepotente e ha sviluppato un esasperato concetto del possesso, ma soprattutto quando ci si mette è capace di piazzare dei capricci da campionessa del mondo.
Per carità, non voglio esagerare: mi rendo conto che rispetto a certi bimbi "attila", la Piccola I. resta una figlia sufficientemente pacata e gestibile, in grado di giocare serenamente per ore da sola, di mettere a posto le costruzioni prima di prendere la plastilina (cosa che non faccio io) o di passare una sera al ristorante senza battere ciglio; non è distruttiva, non fugge per strada, dorme tanto e sta con tutti.
Però, c'è un però.
Ultimamente le sue "sceneggiate napoletane" sono cresciute esponenzialmente e cosa più grave si manifestano spesso anche all'asilo, precedute da giochi strappati di mano ad altri (o da altri) bambini o tentativi ripetuti di fare esattamente il contrario di ciò che le è stato detto.
Ora, la vera domanda è: che fare?
Perché l'istinto consiglia, in certi momenti di totale esasperazione, rimedi indicibili.
La ragione fa sì che il mostro che è in noi non si palesi, ma sinceramente la pazienza la si perde.
Ora, voi che scrivete quei fantastici articoli che girano ciclicamente su tutti i portali dedicati ai bambini, voi genitori di ispirazione pacifista, voi che non alzate mai la voce...ecco, voi che fate?
Perché di fronte a una pazza che di prima mattina si dimena perché non "mi piasce queta maietta, voio il vestito coi cuori", oppure che strappa con tutta l'arroganza possibile un gioco di mano al cugino e poi piange e urla per un quarto d'ora quando le si fa notare che questo non si fa, bene di fronte a questo specie di dittatore in erba come dobbiamo comportarci?
Per tutto ciò che non lede gli altri, la lasciamo libera di scegliere, esprimersi e quindi di mettersi i sandali con le calze in pieno inverno o le ballerine anche in campagna?
Dovremmo mantenere la calma, parlare pacatamente per spiegarle che il mondo è bello e siamo tutti fratelli e la condivisione è il sale della vita? (Si lo so, in realtà è proprio questo che dobbiamo fare, fino alla nausea).
Le sue scenate sono sempre l'espressione di un bisogno e spetta a noi interpretarlo?
Non lo so bene, ma so per certo due cose:
1. Alle volte sono capricci e solo capricci
2. Altre volte sono l'espressione di bisogni (si può essere) che però non possiamo assecondare.
E anche la pazienza ha un limite.
Il mio oscilla più o meno tra la seconda e la terza proposta impossibile, una di fila all'altra (con faccia da schiaffi) e un tot non ben definito di scene madri con urla, strepiti e gesti esemplari, come quando vuole togliersi il maglione, a tutti i costi, anche se fa un freddo boia, e di fronte al mio rifiuto cerca di strappare i bottoni dalle asole tipo Hulk.
"Piccola I. devi obbedire", detto con le urla (che mi vengono facili facili) mi pare appena autoritario e non serve, già provato. 
"Piccola I. mamma non se ne può più delle tue scenate, e basta con questa mania delle cose da vestire, non possiamo perdere una giornata perché tu vuoi la gonna e non i pantaloni", con tono acido e arrabbiato, idem come sopra.
"Tesoro di mamma, capisco bene il tuo desiderio di giocare con qualsiasi oggetto finisca tra le mani di tuo cugino, ma dovete fare a turno, i giochi di condividono e bla bla bla", glielo dico eh, per ore. Ma nel momento in cui serve lei se ne fotte della condivisione e di tutti i miei bei discorsetti benché sappia ripeterli benissimo quando a fare i capricci a qualcun'altro.
Ammetto che ciò che ha più presa sulla Piccola I. sono le punizioni: "se non la smetti, ti metto il pigiama e fili dritta a letto", "guarda che prendo peppa e masha e non ci giochi fino a domani", "basta niente cartoni stasera" e così via.
Ora siamo giunti al bastardissimo, quanto falso, "guarda che lo diciamo a babbo natale e non ti porta i regali" che mi rendo conto potrà funzionare solo quest'anno perché poi capirà che i giochi arrivano lo stesso e ci riderà in faccia.
E anche le punizioni però vanno bene ogni tanto, ma mica puoi vivere minacciando tua figlia.
Anche perché se ignora la minaccia devi passare ai fatti e metterla in punizione sul serio, con conseguenti tragedie protratte per tutta la durata del provvedimento.
Ora, io credo che alla lunga la cosa che paga di più sia davvero parlare, spiegare, insistere e poi dare delle regole, poche e chiare, ma da far rispettare, con coerenza e anche un po' di fermezza.
Il problema sono tutti quei momenti in cui questo straordinario processo educativo non si può mettere in pratica: al supermercato per esempio, o in qualunque posto in cui le urla infinite di tua figlia, oltre a molestare te, molestano dei poveri innocenti che non hanno fatto nulla per meritarle.
E poi quando lei è nel pieno del suo capriccio tu puoi anche recitare a memoria il miglior libro dell'ottima Maria che non c'è niente che la plachi se non il raggiungimento del suo obiettivo.
So già che c'è il partito del "uno sculaccione non ha mai fatto male a nessuno" che mi trova concorde solo fino a un certo punto e poi devo dire che i rarissimi sculaccioni dati alla Piccola I. (più per frustrazione che per convinzione) non hanno sortito alcun effetto, nella migliore delle ipotesi sono stati ignorati, nella peggiore presi come se fosse un gioco. 
E poi penso che non si possa insegnare a una bimba a non essere aggressiva e prepotente, a non strappare le cose di mano, facendo esattamente la stessa cosa: raggiungendo l'obiettivo con la forza e la prevaricazione.

Ecco, e quindi?
E quindi niente, ce la sorbiamo, la cazziamo, le spieghiamo, un po' (concedetecelo) la minacciamo e poi puniamo e un po' ce la godiamo così com'è che quando i capricci diventeranno ribellioni adolescenziali rimpiangeremo quei bei tempi in cui bastava un "guarda che lo dico a Babbo Natale" per vederla rigare dritta tre giorni di fila.


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