mercoledì 25 maggio 2016

Generatori di sensi di colpa


I generatori di sensi di colpa si nascondono ovunque, spesso hanno un viso gentile ed una voce accomodante, spacciano le loro frecciate come benevoli consigli ed anche se ti imponi razionalmente di ignorarli, loro sanno sempre individuare la tua ferita per infilarci per bene il dito.
Esistono nel mondo da sempre e tutti prima o poi ne facciamo esperienza.
Eppure c'è una condizione della vita, quella di donna in attesa prima e di madre poi, in cui i generatori di sensi di colpa si moltiplicano, come se fosse un virus, una vera epidemia.
Penso che dipenda dal fatto che nel momento stesso in cui dichiari di essere incinta la percezione che gli altri hanno della tua privacy cambia radicalmente.
Perché? Perché non hai più una privacy. 
O meglio, con il tempo qualcosina la recupererai, ma nei 9 mesi di gravidanza proprio zero. 
Quindi tutti parlano allegramente delle tue parti intime, del tuo ciclo, del come-quando-dove avresti concepito il bimbo, di ciò che avviene tra le lenzuola di casa tua durante e dopo i 9 mesi, delle tue visite ginecologiche e naturalmente delle tue tette, sulle quali sono capaci di intavolare delle vere e proprie disquisizioni dettagliate.
Per me persona assai pudica tutto questo è stato abbastanza sconvolgente, benché la situazione mi portasse ad essere un filo più accondiscendente del solito.
Ed è di questa percezione distorta della privacy che i generatori di sensi di colpa approfittano iniziando la loro battaglia senza esclusione di colpi.

Non hai passato la toxoplasmosi? 
Eccoli che arrivano a farti notare che il tramezzino che stai addentando con bramosia è stato a contatto con una briciola di insalata potenzialmente infetta.
"Mangi il wustel? io francamente non mi fiderei"
"Sei sicura che il gelato sia pastorizzato? a me hanno detto che è meglio evitare"
"Un sorso di birra? Sei matta? Hai idea dei danni che può fare?"
E tu vorresti rispondere, tu che sei stata brava e ti sei anche informata, tu che però lo sai che sei una po' di distratta e molto golosa, beh insomma tu provi a ribattere, ma davanti alla loro faccia da "non vorrai mettere a repentaglio la salute di tuo figlio per mangiare un gelato?", capitoli, appoggi il tramezzino, il panino o il gelato e cerchi un passaggio verso casa, naturalmente morta di fame.

Poi c'è il "non ti starai stancando troppo?", il "stai ancora lavorando?", il "non vorrai andare a sentire un concerto?". "A capodanno te ne vai a letto alle undici, vero?".

Ma non mancano quelli della fazione opposta;
"io praticamente ho fatto una settimana di maternità e stop"
"la mia amica è andata in piscina fino al nono mese, tu non stai facendo niente?"
"scusa a capodanno non vieni a pogare sotto il palco? Non è neanche nata e già non ti fai più vedere?".

Insomma dura nove mesi e tieni duro perché pensi che poi tutto tornerà alla normalità, che ti imbatterai saltuariamente in un generatore e che in linea di massima tutti riprendano a farsi i fatti loro.
E sbagli. Sbagli perché è solo l'inizio.

Non lo allatti? sei una madre degenere o incapace o disinformata.
Lo allatti dopo il sesto mese? Ti sei rincoglionita e vuoi rincoglionire anche tuo figlio.
Se lo copri c'è qualcuno che ti farà notare che ha caldo, se lo scopri che ha freddo.
Se fai un aperitivo appena più lungo ecco il più classico degli "a quest'ora ancora in giro?", se torni a casa presto ecco che ci sarà chi ti farà notare che sei invecchiata di colpo, che sei esagerata e che lui o il suo tale amico con il figlio nel passeggino hanno fatto non so quanti festival.

Non parliamo poi del tema asilo, certi "l'hai mandata a sei mesi? ma come hai fatto?" mi li hanno detti con tanto disprezzo mascherato di stupore che ancora mi fanno male. Anche perché affidare il proprio figlio, ancora piccolo, a quelle che al principio sono delle perfette sconosciute, non è semplice. Sono scelte, alle volte quasi obbligate, condivisibili o meno, sulle quali tutti si fanno tante domande e non sempre trovano le risposte.
Per questo parlarne e confrontarsi può essere anche estremamente utile, ma il generatore di sensi di colpa non vuole aprire un dibattito, vuole solo farti sentire uno schifo.
E la cosa incredibile è che molto spesso ti conosce appena oppure è un secolo che non si fa sentire.

Ciò che più mi dispiace di tutta questa faccenda è che nella stragrande maggioranza dei casi la vittima prediletta delle cazziate è la mamma, mai sufficientemente all'altezza del ruolo che ricopre e che la categoria dei generatori di sensi di colpa è per maggioranza composta di donne.
Le donne contro le donne, un classico che non tramonta mai.
E che sinceramente faccio fatica ad accettare.
Una guerra sotterranea che combattiamo a suon di battuttine, illazioni e accuse velate, una gara a chi è la mamma migliore nella realtà o in potenza (perché anche chi non ha figli partecipa con ardore alla competizione).

Per fortuna esistono anche "le altre", donne che ascoltano, accolgono, comprendono, donne che si confrontano e che non hanno paura della diversità.
Ed io ho la fortuna di frequentarne tante.

E' che le generatrici di sensi di colpa sono sempre in agguato, l'ultima l'altro giorno mi ha elencato tutte le ragioni per le quali sarebbe stato meglio che mia figlia a due anni andasse all'asilo invece di passare con me lunghe mattine ai giardini.
Peccato che la mia di figlia all'asilo ci vada e che quella mattina ai giardini ce la fossimo concessa con lo stesso gusto con cui ci si concede una pizza durante la dieta.







2 commenti:

  1. Per essere onesti, ci sono anche le mamme talmente ossessioneate dal dover essere buone madri che prendono molti commenti, anche quelli in buona fede, dettati dalla insicurezza di altre madri spesso, o dalla curiosità o la voglia di confronto per una intromissione. Ipersensodicolpa scattanti, diciamolo. Anche se si comprende la difficoltà e il timore del nuovo ruolo che rende suscettibili sul punto, per carità. Autocritica per tutti però in effetti è utile, provare a immedesimarsi è doveroso a pensarci.

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  2. Guarda, quando sento accuse contro mamme/suocere/nonne perché ritenute diapensatrici di consigli inutili, le difendo sempre. I consigli, le domande, i confronti sono, non solo legittimi, ma anche utili e costruttivi.
    Lo dico sempre: questa cosa che siamo le uniche a sapere di cosa ha bisogno nostro figlio è una mezza verità.
    Io qua parlo però di quelli che sono sempre lì a ricordarti che potresti essere una mamma migliore, sapendo anche bene in quali piaghe mettere il dito. Il problema è che è un martellamento continuo. Io me ne disinteresso, ma questo non lo rende meno fastidioso

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