martedì 17 marzo 2020

Quarantena. Giorno 7.


Sono una portata di natura a rispettare le regole. Mi danno serenità.
E ora sono assolutamente convinta che sia necessario stare a casa.
Eppure inizio ad avere timore di questa caccia alla streghe, degli sceriffi, del dito puntato sempre contro qualcuno.
Vorrei leggere un po' più di empatia, ma anche banalmente di senso della realtà.
C'è chi non rispetta le regole, ci sono i furbetti e i raccomandati, siamo fatti così, non lo scopriamo oggi.

Ma c'è anche chi esce perché va a lavoro o assiste un anziano o va a fare una terapia.
Non solo, ci sono persone per le quali questa quarantena è assai più dura di chi, come me, la passa in famiglia, con casa grande e balcone.
Penso a chi si prende cura di persone con gravi deficit psichici per le quali spesso uscire è l'unico strumento di "contenimento", persone alle quali sono state interrotte terapie, centri diurni e modificata una routine a volte salvifica.
Penso a chi soffre di depressione, di disturbi d'ansia e di qualunque altra patologia per colpa della quale stare a casa non è solo uguale a noia, ma anche a malattia e disperazione.
Penso a chi vive in case piccole, umide e fredde che non ha viaggiato a Milano mai, che non ha riempito certo ristoranti e bar fino a domenica scorsa, che non organizza party, che non sa neppure cosa è un runner, ma che in quel buco di casa è abituata solo a dormirci perché tutti svegli insieme non ci si sta.
No, non sto dicendo che devono uscire. Dobbiamo stare a casa, tutti, lo so.
E so anche che la regola non può contemplare l'eccezione e che chi affollava i parchi o è venuta in massa a riempire le seconde case non sempre era animata da buone intenzioni.
Sto solo dicendo che forse bisogna finirla di stare a giudicare. Che c'è gente che ha bisogno di sentirsi compresa.

Abbiamo tutti bisogno di leggerezza, quindi fate l'amore, non fate la guerra!
Peace and love ❤ [Foto d'archivio sia chiaro]

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