giovedì 13 novembre 2014

Asilo e svezzamento: storia di una pupa che cresce


Ho iniziato a scrivere questo post che la Piccola I. aveva appena compiuto sei mesi: tra meno di 10 giorni ne fa sette e con questo vi ho detto tutto.
Insomma è ufficiale: non sto più dietro al mio blog. 
Quando ho un attimo di pace, lo dedico ad altro.
A dormire per esempio.
O ad edificanti attività come mettermi lo smalto, guardare improbabili programmi su abiti da sposa o insultare il giornale "Chi" su facebook.
Mi capita anche di uscire e frequentare gli amici e questa è cosa buona e giusta.
Ho perfino dedicato del tempo a cucinare, soprattutto dolci, ma evito accuratamente di pubblicarne le ricette. Non sia mai che questo spazio possa ancora sembrare qualcosa di vivo ed attivo.
Eppure vi giuro che se potessi dettarlo alla mia segretaria immaginaria scriverei un post al giorno.
Ma non demordo, ci credo ancora che prima o poi riuscirò ad essere un po' più regolare e costante.

martedì 7 ottobre 2014

Foresta Nera con crema di ricotta e cioccolato bianco


Come si fa a conciliare la necessità di un mantenere un regime alimentare sano con la voglia di fare dolci?
Preparare torte solo per noi due è follia pura, quindi aspetto con ansia pranzi e cene a casa di amici per potermi dedicare alla pasticceria.
Questo dolce l'ho preparato per un pranzo in campagna con tutti i cugini della mia grande famiglia.
Una bellissima giornata di chiacchiere e risate passata in uno di quei luoghi dell'infanzia che non si dimenticano.
E' la seconda volta che faccio la foresta nera, questa è andata meglio della prima, ma ancora non ho raggiunto il risultato desiderato. Nella fattispecie ci sarebbero volute più amarene e avrei dovuto inumidire un po' di più il pan di spagna (o forse sarebbe bastato toglierla dal frigo almeno mezz'ora prima di servirla). Però nel complesso sono soddisfatta perché la torta era buona e bella e non ne è rimasto neanche un pezzetto!
Il copyright della ricetta è della rivista Sale&Pepe che ho scoperto essere abbastanza affidabile anche per le ricette dei dolci (per i salati è ottima, non ci ha mai tradito).
Ho fatto solo qualche piccola modifica: non ho utilizzato le ciliegie fresche, ma le amarene in sciroppo, ho fatto quattro strati e non cinque (il mio pan di spagna non è uscito così alto), ho inumidito il pan di spagna con lo sciroppo delle amarene diluito con un po' d'acqua e ho usato una teglia più grande aumentando proporzionalmente le dosi di ogni ingrediente.
Qua riporto la ricetta con le dosi originali così potete anche voi dilettarvi con la matematica.

mercoledì 10 settembre 2014

Su Carduleu, capitolo secondo: cronaca del primo pranzo senza figlia


Un post ogni due mesi è davvero poco, anche per un blog disordinato, discontinuo e di poche pretese come il mio. Pensavo che avrei preso il ritmo e giuro che mai come ora avrei bisogno di scrivere un post al giorno, di condividere ogni piccolo passo di questa nuova avventura e di rassicurarvi circa la sopravvivenza del mio amore per la cucina e per il "faccio cose vedo gente".
Sto meditando anche l'apertura di un altro blog a "tema mamma" così da non ammorbare tutti coloro che di pappe, svezzamenti e asili nido se ne sbattono e fanno bene. Di fatto realizzerei il mio sogno originario che non si era potuto concretizzare per l'evidente assenza di figli. In quanto appassionata di avventure di neo-mamme, anche prima di diventarlo, ho sempre desiderato aprire un blog sulla maternità dove parlare per ore dei propri figli senza correre il rischio di annoiare e quindi perdere tutti gli amici.
Considerato però che scrivo un post ogni due mesi, non è dato sapere quanto potrò impiegare nell'apertura di un nuovo spazio virtuale, quindi per ora continuo con il mio ormai classico "di-tutto-un-po'" che tanto fa inorridire gli specialisti del settore.
Oggi oltre alle gioie e meno gioie della maternità vi vorrei raccontare della mia ultima esperienza a Su Carduleu, regno dello chef Roberto Serra.
Se vi sembra di aver già letto qualcosa del genere, state sereni non siete pazzi, è che ve ne ho già parlato ormai più di anno fa.
Perché dunque ripetermi? C'è tutta questa urgenza dopo due mesi di silenzio?
In effetti si, per tante ragioni, prima fra tutte che Roberta Serra ha letto il mio primo post, mi ha riconosciuto e ne abbiamo quindi ampiamente chiacchierato nel dopo pasto di una breve cenetta invernale che ci concedemmo di ritorno da Cagliari.
"Lei ha per caso un blog? Ho letto il suo post sul nostro ristorante...lei è quella delle pareti spugnate".
"Sgamata" ho pensato e poi "Mmmmh lo chef non l'ha presa bene e ora come ne esco?"
In effetti ho capito che la critica circa l'aspetto del ristorante è ricorrente e che se ti sbatti tanto per portare una cucina di qualità in un piccolo paese al centro della Sardegna, la critica sul colore delle pareti ti rompe parecchio le palle e ti fa pure un po' male.
Ho anche capito le sue ragioni e la sua scelta di spendere più soldi e investire più risorse nell'allestimento della cucina (che poi è la cosa più importante che di posti belli in cui si mangia male ne conosciamo parecchi).
Io nonostante la brutta figura ho continuato a dichiararmi nemica dello spugnato, ma devo dire che l'ultima volta che sono stata a Su Carduleu (che è esattamente quella che vi sto per raccontare) ho trovato il ristorante più accogliente ed esteticamente piacevole (benché non ci siano stati cambiamenti radicali).
E' che a Su Carduleu si mangia talmente bene che di tutto il resto ti frega poco.
Anche perché il servizio è attento e gentile e Chef Serra molto presente e disponibile.
L'occasione della nostra trasferta ad Abbasanta era doppiamente speciale: era il mio compleanno ed era anche il primo pranzetto fuori senza la nostra pargola.

domenica 22 giugno 2014

"piezz'e core" e tirannia

Chicco Tappeto Palestrina Play Pad

Avviso ai naviganti: è già un miracolo trovare la forza di scrivere un post quindi non chiedetemi di parlare di massimi sistemi o di politica, ma neanche di ricette. Mi perdonerete ma come la più banale delle neo-mamma posso giusto raccontarvi di questi due intensissimi mesi appena passati.

A un certo punto ho pensato che questo post sarebbe arrivato con il compimento del sesto anno di vita della Piccola I. e invece arriva giusto giusto per i suoi due mesi di vita.
A riprova che ce la si può fare.
Incredibile come il tempo stia volando e come al contempo la notte tra il 20 e il 21 aprile mi sembri appartenere ad un'altra era.
Lo so che state tutti per farmi la stessa domanda: ma la notte dorme?
Ecco, non fatemela. Perché la Piccola I. non dorme mai.
Sento già il coro delle nonne adoranti: "ma è migliorata molto, ma dai ora un po' dorme, dai la notte è il momento in cui fa più ore di seguito". E hanno ragione le nonne, le cose vanno meglio, anche se la nostra piccola tiranna ama sorprenderci e anche stanotte ha sovvertito tutte le sue ultime buone abitudini.
E comunque quello che noi definiamo come "dormire" corrisponde a ciò che un sacco di neo-genitori, abituati a piccoli angeli dormienti, chiamano "incubo".
Una premessa è doverosa: la Piccola I. soffre di colichette, per lei cacca, rutti e puzzette sono una specie di impresa epica che compie tra lamenti, pianti disperati e contorsioni. Forse, ma sottolineo forse, se non patisse tanto sarebbe giusto una sovrana un po' autoritaria e la qualità del sonno di tutti ne trarrebbe giovamento.
Nonostante questo la Piccola I. è un'esplosione di gioia, con le sue piccole scoperte quotidiane, i suoi progressi, le sue facce imbattibili.
E noi, innamorati più che mai della nostra piccolina, resistiamo meglio di quanto avessimo previsto.
Sopravviviamo a tutto, alle poche ore di sonno, a quelli che "se la mamma è tranquilla i pupi son tranquilli" (a voler sottintendere che è tutta colpa tua), agli inutili e costosissimi integratori anti-colichette, dagli omeopatici ai biologici (e con noi ce l'ha fatta anche il nostro conto in banca), alle ore ininterrotte di pianto, alle ricerche disperate su internet di una soluzione miracolosa e alle infinite teorie mediche sul tema (le coliche non esistono, se sta male basta attaccarla al seno, è tutta colpa di quello che mangi etc etc).

venerdì 25 aprile 2014

Benvenuto raggio di sole

Grazie a Fede per l'immagine con dedica
Poi senti un vagito e capisci che niente sarà più come prima.
Irene è nata e io ho scoperto cosa significa vivere un momento di pura felicità.
Un'emozione dirompente, incontrollabile, un'esplosione d'amore così potente che pensi di non riuscire a contenerla.
Per nove mesi provi a visualizzare l'istante in cui stringerai tra le braccia quel concentrato di istinto e tenerezza, ma quando questo avviene capisci che non si assomiglia neanche un po' a quello che avevi immaginato.
Insomma forse è proprio vero che non esiste gioia più grande di quella di conoscere per la prima volta tuo figlio, che sia in una sala parto o in un ufficio adozioni o in una casa famiglia o in chissà quale posto disperso del mondo.
E a noi all'improvviso ci sembra di avere una sola priorità.

giovedì 3 aprile 2014

Riposo forzato e ultimo mese di gravidanza: la ricetta per la sopravvivenza

Pazienza...ci vuole taaaanta pazienza - Img di Nina Cuneo

Parola d'ordine: riposo assoluto.
Dopo 8 mesi di gravidanza perfetta, la piccolina ha deciso di  rimanere tale e, giusto giusto per l'inizio del mio meritato primo mese di maternità mi hanno messo a riposo forzato che, lo dico per i meno esperti, consiste nell'alternare il letto al divano e il divano alla poltrona, con brevi incursioni sulla sedia.
Insomma la signorina non è neanche nata e rompe già le scatole :-)
Niente caffettini sotto il sole, niente passeggiate all'insegna della primavera, nessuna torta profumata da sfornare.
Ma neanche niente di tragico, se non fosse per quel pizzico di apprensione dovuto al fatto che le cose non stanno procedendo esattamente come dovrebbero e se non fosse che il nono mese di gravidanza è già problematico di suo e passarlo a casa a pensare non è esattamente il massimo.
Insomma senza svago e leggerezza quel tarlo del "partorirai con dolore" inizia a farsi largo nel tuo cervello con un po' troppa frequenza.
Ovviamente le teorie sulla questione clinica si sprecano, le mie e quelle di tutti coloro che mi circondano, quindi "era meglio ai nostri tempi che ti lasciavano tranquilla", passando per "ti sei stancata eccessivamente, ora che riposi vedi che cresce", fino a "dov'è il problema? i bambini piccoli sono sempre nati".
Inutile precisare che nessuna di queste affermazioni appartiene a un medico e che il fondamento scientifico delle nostre teorie è del tutto inesistente.

sabato 22 febbraio 2014

Torta Sacher (gluten free) con una dedica speciale


Lo dico subito, senza tanti giri di parole, la dedica è per il nuovo arrivato di casa, colui che mi ha resa zia per la seconda volta, il frugoletto che mi ha già scaldato il cuore, quel piccolo fagottino che vorresti solo riempire di baci. Lui, il tenero C., così piccolo che non ci eravamo più abituati.
Perché per noi "bambino" ormai vuol dire 2 anni e mezzo, l'età del piccolo-grande A., il primo arrivato di casa, colui che in questi giorni sta vivendo una vera rivoluzione esistenziale.
Il mitico A. che non è stato mica usurpato del suo ruolo di nipote perché come dice mia nonna l'amore, per fortuna, si moltiplica.
E noi siamo proprio in questa meravigliosa fase di moltiplicazione che fa bene al cuore.
Perché si può essere cinici, pensare che un giorno avranno 15 anni e tu diventerai il loro peggior nemico, si può scegliere di non farsene mai, possono quasi fare impressione con la loro faccia da extra-terrestri, ma i neonati nel momento in cui escono dalla pancia della mamma e d'improvviso esistono materialmente e li puoi vedere e toccare, quando li portano nel nido ancora sporchi e sconvolti, quando è evidente che stanno imparando a respirare aria dopo 9 mesi di nuotate in un liquido caldo e accogliente, quando si stiracchiano scoprendo che lo spazio è assai più ampio di quello di cui hanno usufruito fino a quel momento, beh in quell'istante i neonati ti conquistano per sempre, ti fanno tornare all'anno zero del mondo, ti mettono di fronte con evidenza feroce alla forza della natura e al vero mistero della vita. Ti lasciano così, senza parole, tramortito, emozionato, commosso, piccolo piccolo davanti a questa cosa enorme che è la nascita.
Poi l'incantesimo passa e anche loro diventano comuni mortali, iniziano il loro passaggio sul pianeta terra e benché dotati di una percentuale stratosferica di tenerezza, sono pur sempre esseri viventi, urlanti, affamati e cagoni, ma quel momento è tutto una goduria.
E a proposito di godere non potevo che dedicare al piccolo C., ma anche al mitico A. e ai loro genitori una torta che è un piacere per il palato, un vizio per noi golosi, un mito per la pasticceria.

venerdì 7 febbraio 2014

Banana bread e tutto passa...anche i corsi pre-parto



Finalmente una giornata di sole. Ci voleva per me che sono meteoropatica e per i miei ormoni che sono stati tanto allegri in questi mesi, ma che ultimamente mi hanno giocato qualche scherzetto, facendomi svegliare con un muso lungo da competizione.
Insomma nei giorni che hanno preceduto questa bella mattina di sole, ho combattuto contro il freddo, il grigiore e il malumore, grazie al forno acceso e a un bel profumo di torta in giro per la casa.
Il dolce in questione è il mitico BANANA BREAD, una sorta di pane-plumcake di origine USA che forse avrei continuato ad ignorare (commettendo un errore imperdonabile) se la mia amica Sara non me l'avesse fatto conoscere ed assaggiare.
Ragazzi, il BANANA BREAD è una goduria, è diventato uno dei miei dolci per colazione preferiti ed è anche un po' una droga, si fa fatica a smettere, anche se sono le 16, hai finito di pranzare alle 14 e non dovresti eccedere con i dolci.
In questi giorni è stata la mia coccola al risveglio (e non solo), il modo migliore per buttarmi sotto un bell'acquazzone e catapultarmi con ritardo cronico al terzo incontro del corso pre-parto.
Corso pre-parto che è quasi un lavoro visto che ieri siamo entrate alle 9 e abbiamo finito alle 12.
Non saprei dirvi se è proprio quello che mi ci vuole, non sono convinta al 100%, ma non riesco a non andarci.
Diciamo che può essere interessante (e anche divertente) conoscere persone che stanno vivendo la tua stessa esperienza nel tuo stesso esatto momento. Diciamo anche che l'ostetrica è una tipa ironica, il che non guasta, ed anche abbastanza cruda, qualità che sinceramente apprezzo quando si parla di certe cose.
Penso però che non sempre sapere tutto ci faccia stare più sereni e che forse anche l'incoscienza possa esserci amica.
E poi non amo gli "assolutismi", ma di questo potrò parlare solo dopo esser diventata mamma. Solo quando sarò sicura di non essermi anche io trasformata in un dittatore talebano dell'allattamento al seno costi quel che costi, del "ogni volta che piange lo fai ciucciare e si calma" (il che vuol dire che ti trasformi in un ciuccio vivente ed ovviamente insostituibile), del "in sala parto lotterò per partorire come le donne africane nel deserto" o del "ok la partoanalgesia, ma rallenta, ma può non venirti il latte, ma possono usare il vacum ma ma ma ma..." (per la cronaca io per ora sostengo con convinzione l'aiuto della chimica e della mitica epidurale). Quanto al gruppo ho potuto notare una sconcertante maggioranza di donne che non lavorano, che prima lavoravano e che ora non trovano, insomma di casalinghe non per scelta, che la maggior parte delle mie compagne-di-pancia da quando è incinta è diventata parte integrante del divano di casa (e che quindi io al confronto sembro la super-mamma-incosciente che non sarei mai voluta sembrare) e che uno degli argomenti più gettonati è la "suocera".
Insomma posso dire che senza un confortante BANANA BREAD ieri non sarebbe stato lo stesso.

domenica 19 gennaio 2014

Quello che le blogger non dicono: cicogna in arrivo per faccio cose vedo gente


Stare un mese senza scrivere un post farebbe inorridire anche il blogger più inesperto, ma ho le mie buone ragioni che vanno ad aggiungersi alla pigrizia e al desiderio di non stare troppo al PC dopo l'orario di lavoro.
Questo spazio così confusionario e poco coerente è nato con ben altri intenti, ma la sua vera identità ha preso il sopravvento da subito, senza io potessi, e in certo senso volessi, oppormi.
E così che è diventato un blog molto più personale di quanto avessi previsto, con il quale non posso che rapportarmi con totale sincerità e trasparenza.
Questo non vuol dire che passi il mio tempo a raccontare i fatti miei, ma significa che, se sono incinta e ancora non lo voglio scrivere, non riesco a fare finta di niente e a postare ricette e finisco per non scrivere proprio.
Eccola qua la mia buona ragione! Sono in attesa di una pupa che presumibilmente, se tutto va bene, nascerà ad Aprile.