Siamo arrivati a Kyoto ed è stato come arrivare in provincia, siamo passati dai grattacieli interminabili a un'infinità di case basse, da una metropolitana capillare a 2 sole linee per tutta la città, dai ritmi infernali della metropoli alla gente che gironzola in bicicletta.
E non è stato facile abituarsi perché inconsciamente avevamo associato all'idea "Giappone" l'immagine di Tokyo.
Ma basta poco perché Kyoto ti conquisti, con le sue vie strette e le lanterne rosse, con le tante donne in chimono, con i fantastici ristoranti di cucina "kaiseki" (alta cucina tradizionale), con i suoi templi e i loro straordinari giardini.
Il tutto naturalmente condito dall'immancabile organizzazione nipponica.
Nei quattro giorni a Kyoto abbiamo registrato un record di avventure e gaffes niente male.
Le riassumo in ordine sparso.
Avevamo lasciato il fantastico treno veloce da pochi minuti e ci apprestavamo a raggiungere l'albergo quando il mio fedele compagno di viaggio ha avuto la malaugurata idea di accendersi una sigaretta. In meno di 20 secondi siamo stati circondati da due dipendenti della stazione che tra un sorry e 1000 parole giapponesi incomprensibili, hanno requisito e spento con violenza la sigaretta e ci hanno pure piazzato la multa di 1000 yen. Poi con la stessa velocità con cui sono apparsi, sono anche spariti. Siamo rimasti basiti, come se uno ci avesse tirato due schiaffi e fosse scappato via.
I bagni giapponesi non sono tutti uguali e soprattutto non sono affatto semplici. I loro water tecnologici possono fare di tutto: riscaldamento tavoletta, abbassamento tavoletta automatico, bidet e spruzzi vari, musica nascondi rumori, sciacquone con la sola imposizione delle mani etc. Tutto fighissimo se non fosse che ogni tanto hai di fronte una marea di bottoni, levette e tastini, nessuna spiegazione per te leggibile, e ci impieghi due ore solo per tirare l'acqua.
Morale: ero di fretta, ero distratta, non c'era l'ombra di una scritta in inglese e ho premuto il tasto dell'SOS, ossia della richiesta d'aiuto. Una sirena assordante, l'apprensione delle ragazze che si truccavano allo specchio e un impiegato impanicato materializzatosi nel bagno delle donne, sono stati il risultato di questo gesto poco attento. Ho capito che lì non sbaglia mai nessuno, quindi erano convinti che stessi per morire. Il povero impiegato ci ha messo un quarto d'ora per far smettere la sirena, lo stesso tempo che io ho impiegato per scavarmi un fosso.
La cucina giapponese è un'esperienza culinaria che consiglio a tutti. Per la varietà, per la qualità degli ingredienti, per la cura nella presentazione, per i sapori straordinari.
L'alta cucina "kaiseki" poi è una tappa imprescindibile di un viaggio in Giappone.
Purtroppo è stato definitivamente appurato che non va d'accordo con il mio povero apparato gastro-intestinale, anzi direi che certe prelibatezze sono sue nemiche giurate.
Meno male che sono partita ben attrezzata di farmaci e che i bagni giapponesi sono come quelli di casa mia...
Questa volta ho promesso che smetto con certe cose, ma quell'ultimo sashimi di tonno e quegli specie di ricci sono valsi il malore del giorno seguente. Ma giuro non lo faccio più...
Poi abbiamo fatto la nostra prima (ed ultima) escursione con visita guidata con una guida giapponese tanto simpatica quanto logorroica, abbiamo socializzato con i gestori di un piccolo pub nell'enorme stazione di Kyoto e tutte le sere ci siamo fatti "spennare" in amicizia, abbiamo sofferto il caldo mentre ci perdevamo nelle vie di kyoto tutte uguali, abbiamo dormito in un ryokan super tradizionale, con tanto di futon e cena (fantastica, neanche a dirlo) servita in camera.
Ma soprattutto non ancora soddisfatti delle nostre avventure, ci siamo beccati in pieno un bel TIFONE.
Abbiamo capito che non era solo pioggia quando ci siamo guardati intorno e nella strada c'eravamo solo noi e un paio di poveri turisti biondi e lentigginosi. I negozi e i ristoranti stavano chiudendo in tutta fretta (e noi da attenti osservatori quali siamo abbiamo commentato: "vedi a kyoto pranzano presto") e nel giro di pochi minuti pioggia e vento sono diventati un tutt'uno.
Abbiamo provato a non fermarci ma quando mi è stato consigliato di camminare lontano dai rami di centenari alberi di canfora perché c'era il rischio mi cadessero in testa, ho capito che era giunto il momento di chiuderci in albergo.
Eravamo fradici e stanchi e abbiamo preso un taxi.
Quando siamo arrivati all'hotel il sedile della macchina sembrava una pozzanghera. Sarà stato contento in tassista...
Detto questo sono stati 4 giorni bellissimi e anche a Kyoto abbiamo lasciato il cuore.
Ora è il turno di Hiroshima, ma vi racconterò!
Ahahahaha!!!! E brava Carlina!
RispondiEliminaHehe aiuto, anche le mie gaffes sono state niente male... :D meno male che non fumo, la vita per un fumatore dev'essere un inferno in Japan...
RispondiEliminaDavidelli