lunedì 16 dicembre 2013

I professionisti della cultura dicono 500 volte: no

Immagine presa dal sito www.precaria.org
Che questo povero Paese non avesse la più pallida idea di cosa fare con l'enorme patrimonio culturale di cui dispone, è evidente a tutti. 
Che la situazione dei professionisti della cultura sia priva di qualsiasi dignità e rispetto, forse a qualcuno è sfuggito.
Ebbene l'ultimo evento agli onori della cronaca è emblematico.
Il Ministro Bray da mesi annuncia il reclutamento di giovani operatori culturali per una grande campagna di digitalizzazione, ne parla come se fosse la svolta per il paese e per i poveri disoccupati della cultura, come se bastasse un'azione di questo tipo per risollevare le sorti di un settore in ginocchio.
Da quando mi occupo di beni culturali ho visto più campagne di digitalizzazione che qualunque altro tipo di attività volta a promuovere e valorizzare il nostro patrimonio. Probabilmente i motivi sono tanti, ma nessuno mi toglie dalla testa che sia più semplice avviare una campagna di digitalizzazione che riformare completamente un settore che da sempre si occupa solo di conservare e tutelare (e quindi spendere) e non di rendere fruibili i beni di cui dispone.
Detto questo, sappiate che il problema è un altro.

giovedì 31 ottobre 2013

Torta di mele con grano saraceno...irresistibile!



Questo blog sembra un figlio abbandonato, la mia pigrizia è più evidente del solito, ma ho una lunga lista di scuse che prima o poi vi presenterò.
Questo è un periodo un po' incasinato e così lo sono anche i miei pensieri, per questo non posso che scrivere qualche considerazione in ordine sparso.
Tenetevi forte perché sono tutte così profonde che vi cambieranno la giornata!
1. Abbigliamento stagionale: per la gioia dei commercianti c'è ancora qualcuno che fa acquisti, peccato che la voglia di mostrarli prevalga sulle evidenti condizioni climatiche e che con 30 gradi si vedano in giro stivali con la lanetta, piumini senza maniche e improbabili cuffie di lana (giuro ne ho visti almeno due che sfoggiavano l'adorabile copricapo)
2. Estate tardiva: va bene che poter andare al mare e fare il bagno a fine ottobre è una gran figata, ma possibile che tutti, e dico tutti, ce lo debbano comunicare con delle fantastiche foto di piedi bianchicci, birrette a metà e calamari fritti? Ce ne siamo accorti che c'è caldo e che si può andare al mare.
Viviamo anche noi qui, non c'è bisogno.
3. Massimo Ranieri for ever: voi pensate che a riempire i teatri siano i cantanti giovani, con i singoli in radio e le interviste alla televisione? Poveri illusi...il tutto esaurito a prezzi tutt'altro che modici lo fa quel buontempone di Massimo. Fan impazzite over 60 si accalcano per accaparrarsi le prime file e cantare sognanti "rosse rose per te".
4. I lunedì con il magone: l'inizio della settimana è di per sé un incubo, se poi la sera la dedichi alla visione di Report la depressione è assicurata. Neanche a dirlo ogni puntata è la cronaca di fatti di una gravità inaudita tanto che il giorno dopo ti aspetteresti  un caso di stato e invece nessuno ne parla. Quando si dice il bel paese.
5. La torta di mele: è arrivato il tempo, basta con i dolci freschi estivi, le bavaresi di frutta, i dessert con le fragole. Nonostante il caldo siamo in autunno, la stagione della torta per eccellenza è iniziata.
Ed è anche la mia ricetta di oggi quindi per favore niente obiezioni.

venerdì 4 ottobre 2013

La pausa di settembre e la tempura giapponese


Lo so, non scrivo un post da un sacco di tempo.
Ma mi perdonerete se mi sono goduta il mese di settembre leggendo libri con voracità e trascurando (non senza sollievo) la mia vita più "digitale".
Ve lo dico subito a voi nostalgici dell'estate, stacanovisti del mare, amanti delle stagioni tutto-o-niente, io adoro il mese di Settembre.
Per me è il vero inizio dell'anno, è il mese della ripresa, della pianificazione, dei bilanci e dei buoni propositi. E' il tempo delle scelte.
E' il mese in cui si riordinano i cassetti (e, voglia permettendo, anche gli armadi), si conservano i letti libri davanti al mare, si apprezza finalmente un po' di sana solitudine.
Insomma per me Settembre è un mese speciale, con la sua malinconia mista ad emozione da primo giorno di scuola.
Ho stilato la mia lista da procrastinatrice nella quale ho messo tutte quelle cose che rimando da una vita, come cambiare residenza, dare due esami integrativi per l'insegnamento, ricominciare a guidare e un sacco di altre questioni che la gente normale fa e non si immagina che per qualcun'altro possano rappresentare un problema. Ogni anno elimino dalla lista qualcosa e dopo la sensazione è bellissima tanto che mi domando perché ho lasciato passare tanto tempo.
Ora siamo ad ottobre ed è venuto il momento di diventare operative.
Tra i miei tanti piccoli rimandi c'era anche un post dedicato alla "tempura", una tipologia di frittura tipicamente Giapponese che ho abbondantemente provato nella terra d'origine e che quest'estate ho cercato di replicare.
La tempura è una pastella delicatissima e croccante, leggera, ma saporita in cui avvolgere verdure di ogni tipo.
Ho fatto un sacco di ricerche e come sempre ci sono 1000 ricette diverse, chi ci mette l'uovo, chi il ghiaccio, chi la farina di riso, chi l'amido.
Ecco perché questo è solo il capitolo primo di una lunga storia.
Questa volta ho fritto dei fiori di zucca e devo dire che per essere il primo tentativo sono rimasta molto soddisfatta.

lunedì 19 agosto 2013

Da Tolosa alla Sardegna: cronaca di una vacanza


Quindici giorni proprio come li avevo immaginati.
Una città da scoprire, tanti chilometri da percorrere, il migliore dei compagni di viaggio (oltre che di vita), una tradizione da onorare, tanto mare, tanta socialità, tanta leggerezza.
Se non fosse per le foto dei piedi con il mare sullo sfondo che la gente si ostina a pubblicare su ogni social network del mondo, direi che le ferie2013 sono state fino ad ora praticamente perfette.
Vacanze all'insegna dell'amicizia, quella di una vita, quella delle esperienze condivise e quella delle prime volte delle cose.
Ci sono momenti in cui penso che forse se non mi fossi mai mossa da questa benedetta città, se mi fossi da subito coltivata il mio orticello, se mi fossi accontentata, ecco forse la mia vita, almeno quella professionale, sarebbe stata oggi più mediocre, ma più semplice. Probabilmente più stabile, chissà più redditizia.
Poi penso che quello che ho imparato sulla vita lontano da qua, nell'ingenuità dei miei 21 anni sivigliani, nella vitalità del mio primo lavoro a Barcelona, nella consapevolezza del mio anno fiorentino, nella fatica della mia lunga permanenza cagliaritana, beh è qualcosa che non si compra con la tredicesima.
Non sarei oggi la persona che sono senza gli incontri che ho fatto e le tante vite che ho attraversato.
Le vite dell'umanità che mi è capitato di conoscere, dei personaggi di cui non ricordo il nome, ma di cui non ho mai dimenticato la storia, le vite dei compagni di viaggio che chissà non hanno resistito al tempo e alle distanze, ma di cui ancora custodisco qualcosa.

sabato 3 agosto 2013

Ferie: lavori in corso


Provo sempre un certo senso di spaesamento nel momento in cui arrivano le ferie.
Come il pomeriggio che precede una festa, la strada che ti divide dall'aeroporto, i minuti prima di incontrare un amico che non vedi da tanto.
E' uno strano insieme di felicità, attesa, aspettative, curiosità per qualcosa che hai immaginato e che ora sta per succedere davvero.
E' la vertigine per tutto il tempo libero che ti aspetta, un tempo che va onorato, riempito, vissuto. 
Un tempo che è anche i pensieri che hai rimandato, le scelte che hai posticipato, i libri che non hai letto, le cose che non hai fatto.
Perché le vacanze sono anche questo, sono l'intervallo alla routine dei nostri giorni tutti uguali, alle abitudini degli orari di ufficio, della palestra due volte a settimana (così per dire eh, che io di palestra quest'anno non ne ho fatto neanche un minuto...), delle pause pranzo, degli aperitivi prima di crollare sul divano e dei fine settimana per socializzare.
Non mi fraintendete (nè maledite voi che di ferie non ne avete) è lo spaesamento più figo che si possa immaginare e in questa mattina di sabato me lo voglio godere fino in fondo.
Perché mica dura tutte le ferie, io per lo meno mi adatto subito al dolce far niente, alle giornate che scorrono senza assilli, ai risvegli senza sveglia, ai pomeriggi al mare fino al tramonto, alle uscite tutti i giorni, alle 10 ore di sonno senza sensi di colpa e a tutte quelle cose belle che si fanno in vacanza.

lunedì 15 luglio 2013

Il lusso dell'estate e un cous cous con verdure e mandorle tostate


C'è un momento dell'anno in cui vivere in quest'isola sperduta del Mediterraneo è veramente un lusso.
Vi avviso: non sono affetta da nessun "orgoglio" sardo, non mi sento speciale solo perché sono nata in Sardegna, non vivo nel mito del mirto, delle seadas o del porcetto.
Amo questa terra per tutto il bello che sa essere e la odio per tutto il brutto che può rappresentare.
Odio essere lontana e dover attraversare il mare per raggiungere qualsiasi posto che non sia questo, odio un certo tipo di arretratezza culturale e sociale che ancora ci affligge, odio il ritardo cronico che abbiamo sul cambiamento e odio anche il fatto che l'essere così isolati significhi ridurre al minimo la presenza in questa terra di persone che non siamo "noi".
Questo non toglie che ci siano profumi, silenzi, spazi sterminati, colori e panorami speciali, che questo vivere in una terra disabitata, definita nei suoi confini dal mare, possa condizionare il nostro modo di stare al mondo, che "l'isola" possa diventare un stato dell'anima.
E soprattutto non toglie, giusto per parlare di cose concrete, che la Sardegna sia circondata da un'acqua cristallina che bagna meravigliose spiagge di sabbia bianca.
Questo significa, almeno per chi come me vive a pochi km dal mare, poter avere la sensazione per 3 mesi all'anno di partire in vacanza ogni fine settimana.
Senza pagare l'aereo, l'albergo o la sdraio. Si, perché qua, anche se i soprusi non mancano e gli stabilimenti si allargano, ancora la spiaggia è di tutti (o quasi).
Qua davvero andare al mare non costa nulla, il peggio che ti può capitare è di dover pagare il parcheggio o rinunciare alla Pelosa.
Ebbene tutto questo scrivere solo per annunciarvi che è iniziata ufficialmente, anche se in clamoroso ritardo, la mia stagione balneare.
Le amiche, le chiacchiere, le nuotate, addormentarsi sotto il sole della sera, il rumore del mare, le birrette al tramonto, vanity fair, un bel libro, la frutta fresca che sa pure un po' di mare, tanto relax e tanta vita.
Sapere che questa condizione di piacere assoluto potrà durare da qua alla fine di settembre è un pensiero che rende ogni cosa più lieve.
Proprio come tornare a casa distrutti dal sole, dalle nuotate, dalla salsedine, buttarsi in doccia e sapere che la cena è già pronta, che il cous cous preparato al mattino è lì che ci aspetta.
Questa ricetta è nata per caso, perché avevo della verdura comprata alla coldiretti e volevo consumarla.
Come sempre è una ricetta facile, ma che da tanta soddisfazione.
Estiva da morire, proprio come l'abbronzatura che aspiro ad avere da qui a qualche giorno.

giovedì 4 luglio 2013

Gentile Presidente del Consiglio e noi che fine facciamo?


Gentile Presidente del Consiglio è da quando ha parlato di politiche del lavoro che mi chiedo: e noi, che di anni ne abbiamo 34, che fine facciamo?
Perché quando si parla di lavoro si parla sempre di giovani, quelli compresi tra i 18 e i 30 anni.
E lo capisco e lo condivido, ma noi?
Quelli compresi tra i 30 e 40 anni, quelli che il lavoro non ce l'hanno mai avuto, oppure è precario o peggio lo stanno perdendo, sono in cassa integrazione o sanno che non verranno riconfermati.
La nostra è  una generazione che tutti fanno finta di non vedere: la politica, i sindacati, i giornali, perfino le statistiche.
Noi  che ci siamo diplomati e il lavoro non c'era già, ma tutti ci dicevano che se avessimo studiato, se ci fossimo presi una laurea, beh un'occupazione in qualche modo l'avremmo trovata.
Eccoci, siamo noi quelli che si sono iscritti in massa all'università pensando servisse ancora a qualcosa, noi che abbiamo affollato le aule, pagato le tasse, subito un paio di riforme e scoperto in corsa che quel titolo era poco più che carta straccia.
Noi che, ancora ottimisti ed illusi, abbiamo inaugurato la grande stagione della formazione post-laurea.
Perché a un certo punto ci hanno detto la fatidica frase: "senza un master non vai da nessuna parte".
E ci abbiamo creduto trasformandoci prima nel grande esercito dei masterizzandi e poi in quello degli stagisti.
Eh si, questa parola per lungo tempo sconosciuta è entrata nel vocabolario di un intero paese proprio quando la nostra generazione di sfortunati ha invaso aziende, cooperative, uffici pubblici e tanti altri posti molto più strani di questi.
Forse ai primi è andata meglio, il sistema con loro ha funzionato, si sono specializzati, sono entrati in una azienda che aveva bisogno di loro, che li ha formati e li ha tenuti.
Ma questo sistema meraviglioso è durato poco, giusto il tempo necessario al moltiplicarsi dei corsi, al trasformare quella bella idea "organizzo un master e formo il personale che mi serve" nel grande business della formazione.

giovedì 27 giugno 2013

Linguine pomodorini e ricotta mustia: quando una pasta è buona, facile e veloce


Sono felice di annunciarvi che dopo un anno e mezzo di master un fine-settimana si e uno no,  sono tornata ad essere una persona libera.
Il master è finalmente terminato, il project work consegnato, l'esame affrontato e sinceramente non mi sembra vero.
Per un anno e mezzo di fatica mi sono ripetuta che chi semina prima o poi raccoglie, oggi credo che sia stata, con tutti i limiti del caso, un'altra occasione per imparare qualcosa di nuovo.
Detto questo, visto che ho già due master all'attivo, ho autorizzato amici e parenti a tagliarmi le mani il giorno che mi faccio prendere di nuovo dalla voglia di seguire un corso che duri più di una settimana.
Ora sarei pronta a godere del caldo estivo, delle serate in spiaggia fino al tramonto, dei lunghi bagni nell'acqua cristallina, ma ho capito che dovrò rassegnarmi a farlo con il freddo che mi gela i piedi.
Se si escludono 3 giorni di afa, qua non c'è verso di far arrivare l'estate.
E va bene che ho passato una domenica a stirare, pulire e ordinare la casa, va bene che la notte si dorme al fresco, va bene che si va a lavorare senza morire di invidia per chi è già in ferie, ma i meravigliosi sandali che mi sono costati una fortuna vorrei poterli mettere senza soffrire.
Sarà il quarto post in cui parlo del tempo, mi rendo conto di esserne ossessionata, ma se c'è stata una ragione a convincermi che nonostante tutto vivere in Sardegna potesse essere possibile è stato proprio il clima, la prospettiva dei mesi estivi con il mare anche se non sei in ferie, le primavere assolate e gli autunni tardivi.
Va beh, che vi devo dire? Me ne farò una ragione.

giovedì 6 giugno 2013

Storia di un viaggio nelle Marche e di una cena a "Il Cardeto" di Ancona


Non c'è verso, non riesco a dedicarmi al blog come vorrei, ho tanti di quei post arretrati, di quelle ricette provate, mangiate e riprovate, di storie ormai passate e dimenticate che farei meglio a resettare e ricominciar da capo.
Ma a questo post ci tengo, per tante ragioni, compreso il fatto che l'avevo promesso al proprietario del ristorante "Il Cardeto" che per gentilezza, simpatia e professionalità se lo merita tutto.
Ma partiamo dall'inizio: per il ponte del 25 aprile ci siamo fatti un viaggetto nelle Marche.
Abbiamo approfittato di una offerta della Tirrenia che ci ha permesso di imbarcare la macchina per pochi euro. Perché le Marche vanno girate in macchina, con tutti quei borghi arroccati, le strade di montagna, i paesi sul mare sarebbe impensabile scegliere una località e non muoversi da lì. Ci sono sempre i mezzi pubblici, direte voi, ma non mi è sembrato abbiano una rete così capillare da sostituire degnamente l'automobile.
Vi dico già da ora che le Marche sono state una bella scoperta, sono una terra compresa tra il mare e la montagna, ricca di storia, di tradizione e di un sacco di cose meravigliose da mangiare.
Siamo arrivati sulla penisola giovedì mattina e l'abbiamo lasciata il sabato notte, è stato quindi un micro-viaggio, per chi ama i km che scorrono dal finestrino, la radio che va e la strada che ti riempie gli occhi.

lunedì 20 maggio 2013

Un anno dopo e un ristorante per festeggiare: Su Carduleu di Roberto Serra



Un anno fa mi sono alzata presto, prima di quanto pensassi, con un gran mal di testa, i capelli duri come la pietra, i piedi devastati e la sensazione di essere sopravvissuta a una gran fatica.
Perché io il giorno prima di quel 20 maggio di un anno fa, mi sono sposata.
E mi sono svegliata con un cellulare pieno di messaggi, il più delicato recitava più o meno così: "Che culo. Il vero regalo te l'ha fatto il tempo".
Eh già, perché anche il 20 maggio dell'anno scorso pioveva a dirotto, la villa dove abbiamo fatto il ricevimento sembrava una zattera e la temperatura era scesa di circa 15 gradi.
Insomma, è proprio vero che nella vita, nelle piccole e nelle grandi cose, ci vuole fortuna.
E sappiate che il detto "sposa bagnata sposa fortunata" è nato solo per consolare la poveretta con l'abito bagnato fino alle ginocchia, gli ospiti infreddoliti stipati in una sala come leoni in gabbia e la prospettiva di un album di foto all'insegna del grigiore.
Tutto questo per dirvi che è passato un anno e che la cosa mi sembra incredibile.
Perché mi sembra ieri tutto quel tourbillon di emozioni, di cose da fare, di amici mobilitati, di balli scatenati, di mojito freschi freschi.
Ieri abbiamo festeggiato con un pranzetto solo per noi, fuori da una Sassari in gran festa per la Cavalcata Sarda.
Siamo andati a Su Carduleu, il ristorante che lo chef Roberto Serra ha aperto ad Abbasanta, dopo aver lavorato con i migliori chef fuori dall'isola. Per capirci era uno che lavorava per Vissani.

domenica 21 aprile 2013

Petti di pollo croccanti e insalata finocchi, arance e olive. Una ricetta con dedica.



Potrebbe sembrare che abbia abbandonato il mio blog, ma in realtà è solo un periodo più incasinato del solito. Lavoro, lavoro e lavoro. Quello di sempre e uno nuovo, a termine, niente di eclatante, solo un modo per guadagnare qualche soldino, giusto perché non bisogna essere choose.
Poi è arrivata la primavera, almeno per qualche giorno ci è parso, con il suo sole caldo e rassicurante, con i suoi pomeriggi che mettono sonno e le domeniche da passare davanti al mare o in un baretto sotto il sole. E quindi al bando divano e pc, e viva la vita fuori di casa, tra caffettini, passeggiate e terrazze assolate.
In questo periodo mi sento di essere in ritardo su tutto: sul fine settimana cagliaritano che prometto e cerco di organizzare da mesi e che rimando puntualmente, su tutte le telefonate che avrei già dovuto fare e le amiche che avrei voluto sentire, sui regali che ho comprato e non ancora consegnato, sulla stesura del progetto del master che non apro da non so quando e su un sacco di altre piccole grandi cose.
Siccome io odio questa sensazione, questo rimandare, questo non sapere quando si avranno le energie, quando il tempo, quando la libertà, ho deciso di trovare un momento almeno per il mio piccolo blog.
Potrei raccontarvi del concerto di ieri di Vinicio Capossela, delle belle canzoni del passato, di una colonna sonora condivisa, di una forte ed irresistibile nostalgia.
Potrei dirvi che era l'anteprima di Abbabula e che "farò cose e vedrò gente" per un po'.
Ma non lo farò.
Anche oggi vi propinerò una ricetta.
Una ricetta che dedico alla mia amica Raffi che qualche giorno fa ne ha fatto espressa richiesta e che, insieme con la "cricca" delle meravigliose donne con cui ho lavorato (e non solo), mi manca da morire.
Perché quando in un ufficio passi il maggior numero delle ore della tua vita, quando entri che il giorno è appena iniziato ed esci che fa già buio, quando tra le sue pareti ci fai colazione, pranzo e merenda, beh i tuoi colleghi sono persone importanti.
Alcuni ti staranno sulle palle, profondamente, potranno rovinarti le giornate con la loro scarsa igiene personale, con il loro modo maleducato di usare il bagno in comune, di urlare al telefono nella tua stessa stanza o di parlare di cacca a tavola durante il pranzo, altri ti staranno indifferenti, a tratti simpatici anche, ma saprai farne a meno, ti abituerai presto alla loro mancanza.
E poi ci sono i compagni di viaggio, quelli veri, quelli con cui condividi la vita dentro l'ufficio, ma a cui racconti anche tutto il resto, quelli con cui ti sfoghi quando il capo ti fa venire i nervi (e si tagliuzza i calli delle mani sulla tua scrivania) o quando qualcosa fuori da lì non va, quelli con cui muori dalle risate, leggi l'oroscopo, pianifichi la protesta contro le vessazioni ricevute e condividi le balle pur di non iscriverti in palestra. Quelli con cui sparli dei superiori, con cui spettegoli dei colleghi stronzi, con cui "analizzi" il nuovo collega arrivato...(i maschi nel nostro ufficio erano assai rari, non so se si è capito).
Insomma quell'ufficio che ti piaccia o meno è un po' una seconda casa e se hai la fortuna di trovarci dentro anche gente che ti va a genio, colleghe e colleghi che poi diventano tuoi amici, beh a quelle persone ti potrai affidare e con loro condividere le 1000 cose della vita.
Ed io ho avuto questa fortuna, quasi sempre devo dire, ma solo a Cagliari ho passato 3 lunghi anni fra le stesse 4 mura e se non fosse stato per le mie super-colleghe-amiche (+1, maschio, povero lui) non credo che avrei resistito così a lungo.

lunedì 1 aprile 2013

Le formaggelle: il dolce di pasqua per eccellenza



Sono stata un po' assente ultimamente e non perché non abbia ricette, pensieri, propositi o novità da condividere con voi.
La verità è che mi sono beccata l'influenza, naturalmente di quelle gastro-intestinali, con tanto di nausea e febbre a 38 e mezzo e per giorni non sono riuscita neanche ad immaginare di scrivere qualcosa che avesse a che fare con il cibo.
E poi, udite udite, ho letto un libro e, per mio grande dolore, non succedeva da un po'. Io sono stata una grandissima lettrice, una divoratrice di libri, una che ha iniziato a 6 anni e che pensava non avrebbe mai smesso.
Poi sono arrivati gli impegni,  il lavoro, la cena da preparare, la casa da pulire e il tempo è sempre meno. Metteteci un po' di pigrizia, la stanchezza mentale di giornate passate con le parole e soprattutto il maledettissimo internet e il disastro è compiuto.
Leggo sempre meno e questo rende la mia vita un po' più vuota, perché non c'è niente di più bello di leggere, niente di meglio che si possa fare per se stessi.
Il libro è "Non lasciarmi" di Kazuo Ishiguro, un libro strano, ma che io ho trovato molto bello.
Stanchezza, influenza e letture non mi hanno però distolto dalla preparazione del dolce di pasqua per eccellenza, almeno da queste parti: le formaggelle.
Per quanto mi riguarda sono tra i dolci più buoni della tradizione.
Come sempre non c'è una ricetta che sia uguale all'altra e le varianti sono infinite.
Questa è quella di mia mamma, le abbiamo fatte insieme e lei si è sforzata di quantificare gli infiniti "quanto basta" della ricetta di famiglia.

mercoledì 13 marzo 2013

Tortino al cioccolato con il cuore morbido, un dolce dedicato alle donne


Pioggia, grandine e temperature quasi polari: la primavera è di nuovo un miraggio.
L'inverno insiste nel volermi rovinare l'esistenza.
Avrei voluto scrivere un post per l'8 marzo, per la "festa della donna", per ciò che dovrebbe essere e per ciò che è diventata.
Per tutte quelle donne che ho incrociato nel tragitto dal lavoro a casa, intente nel cercare di strafare in questo giorno di festa, come se fosse l'unico di libertà.
Per tutte quelle donne che il resto dell'anno non escono, non frequentano le amiche, non si concedono il lusso di divertirsi.
Per tutte quelle (e quelli) che hanno confuso "la festa della donna" con la "festa della bagassa", lasciando che chi l'ha inventata si rivolti nella tomba perché mai una festa è stata tanto fraintesa ed offesa.
Io sono una di quelle persone che ha avuto la fortuna di crescere in un micro-cosmo-felice in cui il maschilismo non ha mai avuto diritto di cittadinanza.
E' diventando grande, leggendo i giornali, parlando con altre donne, iniziando a lavorare che l'ho conosciuto, il bastardo.
Quello che si nasconde dentro le case e non lo immaginavi, quello degli uomini violenti, quello del "ti amo e quindi sei mia", quello del lavoro (per un primario donna ce ne saranno 100 uomini), quello del "se ti fai un figlio ti licenzio".
Ed anche il maschilismo di noi donne contro le donne. 
Siamo tanto brave a giustificare i nostri compagni, mariti, fratelli, colleghi e così poco disposte all'indulgenza verso chi è del nostro stesso sesso.
A parole pronte a difendere i nostri diritti, ma poi nella vita troppo spesso rinunciatarie e remissive.
Eppure quando ci mettiamo tutte insieme non ce n'è per nessuno e per fortuna capita anche questo.

mercoledì 6 marzo 2013

Polpette fritte di quinoa con verdure e zenzero


Le stagioni mi piacciono tutte, nessuna esclusa.
Mi piace l'estate con le sue giornate lunghe, la voglia di stare fuori fino a tardi, le birrette gelate in spiaggia al tramonto. Mi piace perché il mare qua è di tutti ed è così vicino che ti sembra di andare in vacanza ogni fine settimana.
Ma adoro anche l'autunno, ricominciare a coprirsi, la vita che ritorna regolare, la casa che non fa più paura, la lista delle cose da fare, la voglia di ripartire.
E non potrei fare a meno dell'inverno, del freddo che ti gela la faccia, delle zuppe bollenti, dei the del pomeriggio, della casa che ti accoglie e ti coccola, dei film che ti viene voglia di guardare.
Eppure nessuna stagione aspetto con ansia come la primavera.
Le prime giornate di un sole che scalda, la Sardegna che si veste di un verde brillante, la gente che d'improvviso sembra rinascere, le strade e le piazze che riprendono vita.
Ogni anno la primavera ha la capacità di sorprendermi e di trasmettermi un'irresistibile allegria.
Lo so che stamattina pioveva  e che tira un vento pazzesco, lo so che domenica sembrava un giornatone e invece alle quattro già si gelava e il cielo ero più grigio che azzurro.
Lo so, ma questo pomeriggio la primavera si sentiva nell'aria.
Ed io non vedo l'ora che faccia capolino, che rinnovi la mia voglia di fare, di muovermi, di partire, di vivere.
Questo che sta per terminare non è stato certo un inverno da incorniciare, niente di tragico, poteva andare molto peggio, ma non ne sentirò la mancanza.
E quindi ho voglia di celebrare questo imminente cambiamento di clima, l'ormai prossimo spegnimento delle amate stufe zibro (e il contemporaneo riprendersi dell'economia familiare), i primi caffettini sotto il sole del pomeriggio, con delle polpette (fritte, ma abbiate pazienza è la logica conseguenza dell'allegria stagionale) perfette per una gitarella o un pranzo in campagna.
Poco importa se io le ho preparate in una domenica decisamente invernale.
Fa tutto parte dello stesso piano di auto-convincimento di cui noi, affette da meteoropatia, abbiamo bisogno.

giovedì 28 febbraio 2013

Crostata al cioccolato con ricotta e nocciole

Foto di Nicola Demurtas

Non è mai successo che postassi due ricette in tre giorni, ma che ci volete fare, ormai c'ho preso gusto!
La querelle post-elettorale continua, il PD ha aperto a Grillo, ma lui dice che non voterà nessuna fiducia, ma solo legge per legge.
Solo che non si potrà mai votare una legge se non si forma un governo e per fare un governo ci vuole una fiducia.
Bersani la può cercare nel MV5stelle oppure nel Pdl, non ha molta altra scelta.
Oppure se ne va a casa, che non è una bella notizia come sembra, perché significa rivotare con questa legge elettorale. E non subito, visto che Napolitano è nel semestre bianco e non può sciogliere le camere.
Qualcuno mi ha fatto notare che un ruolo importante lo giocherà proprio lui e che potrebbe prospettarsi un governo tecnico molto temporaneo.
Non lo so, come non so esattamente cosa voglia fare a questo punto il MV5stelle.
Vogliono che Bersani si allei con il Berlusca, così alle prossime elezioni sbancano i seggi?
Nessuno degli amici che ha votato Grillo ha risposto in modo chiaro a questa domanda.
Forse stanno cercando di capire cosa frulla nella testa del loro leader.
E io non lo sto chiedendo in modo polemico, anzi.
Un dialogo tra PD e Grillo mi sembrerebbe quasi una bella notizia, vista la situazione.

martedì 26 febbraio 2013

Elezioni, "grilli" per la testa e dei consolatori cheesecake salati

Foto di Nicola Demurtas

Eccoci reduci dalla lunga maratona elettorale.
Qualcuno sarà soddisfatto, qualcuno depresso, qualcuno incredulo.
Personalmente non sono sorpresa, anzi è andata proprio come mi aspettavo.
E questo non mi rende poi così felice, visto che le elezioni ci hanno riconsegnato un paese ingovernabile.
Mi dispiace per la sinistra italiana, l'unica vera sconfitta di questa tornata elettorale, benché formalmente abbia vinto per qualche manciata di voti.
Ancora una volta non ha saputo raggiungere la gente, parlarle, starle affianco.
Non sono dei grandi comunicatori, su questo non c'è dubbio, ma credo che non sia l'unico problema.
Per poter fare una campagna di comunicazione efficace bisogna avere qualcosa da dire.
Un'idea forte, un progetto chiaro, un programma nuovo.
E la coalizione di centro-sinistra non lo aveva o per lo meno non era diverso dai programmi che lo avevano preceduto e che avevano già ripetutamente fallito.
Nessuna persona nuova, solo volti noti, solo apparato di partito. Pochi hanno rinunciato all'ennesima candidatura, tanti hanno continuato a ritenersi, chissà perché poi, indispensabili.
Con quel fare un po' presuntuoso, del "ora ti spiego io cosa è meglio per te perché tu non lo capisci", hanno snobbato quel sentimento di indignazione popolare che nel paese c'è e si consolida ogni giorno.
Si sono sentiti esenti da colpe e invece non lo erano, non per la gente almeno.

martedì 19 febbraio 2013

Katmer turchi e gruppi d'ascolto davanti alla TV


Che settimana, ragazzi! E' un miracolo essere ancora vivi!
In soli sette giorni si sono concentrati Sanremo, la semifinale di Masterchef, San Valentino, la fine del Carnevale, le dimissioni del Papa, Pistorius che uccide (volontariamente o meno) la fidanzata, i meteoriti russi e le immancabili elezioni.
Lo so, il Papa e Masterchef non sono esattamente la stessa cosa, ma che ci volete fare?
Ci sono momenti della vita in cui il nazional-popolare che è in me prende il sopravvento.
E' il caso di Sanremo, quasi sempre imperdibile (diciamo che giusto la Clerici e pochi altri mi hanno fatto desistere) e come sempre degno accompagnatore di fantastiche serate all'insegna della critica, del gossip e della meraviglia.
Perché Sanremo è così, non smette mai di stupirti, come quando il podio se lo giocano Mengoni e quei simpaticoni dei Modà, invece di Silvestri e Gazzè, giusto per fare un esempio.
Poi ci sono da criticare gli ospiti improbabili, le puntate lunghe fino a notte fonda, i look più incredibili e l'immancabile Pippo Baudo.
Per la cronaca quanto a look e vestiti quest'anno vincono Malika Ayane con abito nero, schiena nuda, reggiseno dimenticato a casa e tette che vagano da tutte le parti perché questa libertà non se la possono permettere, il tailleur-mestizia con frangia anti-botox di Carla Bruni e gli short color avorio abbinati al bianco delle gambe di tale Annalisa.
Insomma Sanremo basta già da solo e conciliarlo con Masterchef non è stato semplice, anche se Cracco&co hanno vinto e la semifinale non me la sono persa.
Poi San Valentino, unica festa insieme a quella della donna che non ho mai festeggiato, ma che, qualora me la fossi dimenticata, ha invaso i post di tutti i blog che seguo con qualsiasi tipo cibo, dai biscotti alle lasagne, realizzato a forma di cuore. Che poi il 14 mi è pure venuta l'influenza, quindi direi che è stata una giornata da incorniciare.
Come se non bastasse, il Papa ha deciso di dimettersi e per 2 giorni skytg24 ha ignorato qualsiasi altra notizia che non venisse da San Pietro.
Ah poi c'è stato Pistorius e l'omicidio della fidanzata che io, ci tengo a dirvelo, è dal primo giorno che dico che sono gli steroidi, l'ho visto proprio la settimana scorsa in una imperdibile puntata di Law and Order (ehm lo so, ma ero malata) dove uno cercava di ammazzare il padre in uno scatto d'ira da steroidi...come vedete anche le serie tv servono a qualcosa!
Insomma settimana molto televisiva, se si esclude il Carnevale in nome del quale mi sono concessa qualche stravizio alla faccia del mio colon, con tanto di cena da ristorante stellato a casa di un amico (ma questa ve la racconto la prossima volta).

giovedì 7 febbraio 2013

Politica e cheesecake brownies

Foto di Nicola Demurtas

Vi starete chiedendo: "che c'entra la politica con qualcosa che dovrebbe assomigliare ad una torta"?".
Ecco, sappiate che c'entra, almeno per me.
E' periodo di elezioni infatti e a nessuno di voi può essere sfuggito visto che nell'arco di un mese ci hanno promesso qualunque cosa, dalla restituzione delle tasse già pagate al "lavoro per tutti", passando per la diminuzione della pressione fiscale fino al reddito garantito per i disoccupati.
Considerato che è bastato portare Balotelli al Milan per far guadagnare qualche punto al Pdl, immagino che ci sia chi a queste promesse continua a crederci.
Io, nel mio piccolo, soffro di non sentire ardere dentro di me nessun "fuoco sacro" della politica e di non credere fondamentalmente alle parole e alle capacità di nessuno.
Vorrei per una volta andare a votare con convinzione, con l'entusiasmo di chi pensa che davvero quelle sono le persone giuste per salvare il paese.
Perché io da quando ho compiuto 18 anni ho sempre e solo votato il "meno peggio" e, considerato che io i 18 li ho fatti nel lontano (ahimè) 1997, capite bene che Berlusconi c'era già. Casini e Fini pure, per non parlare dell'apparato che oggi guida il Pd e che allora si chiamava Ulivo.
Vi dico solo che le mie prime politiche sono arrivate nel 2001 e che potevo scegliere tra Berlusconi e Rutelli. 
Ora vi chiedo: non vi faccio un po' pena?
Ed infatti non mi mossi dall'afosa Siviglia e non persi neanche un minuto della mia divertentissima "beca erasmus" per adempiere al mio dovere di cittadina.
Finì che vinse Berlusconi e che pochi mesi dopo il nostro paese, con la gestione dell'affare "G8", dovette assistere a uno dei momenti più bui e vergognosi della sua storia democratica.
Questo fu l'esordio della mia vita da votante.
Da quelle elezioni ad oggi la storia la conoscete tutti e direi che non è affatto edificante per la classe politica italiana, c'è stato il peggio e il meno peggio, ma nessuno ha saputo governarci come avrebbe dovuto, nessuno è esente dalla responsabilità del baratro nel quale ci hanno fatti sprofondare.
Forse è per questo che credo che l'Italia sia un paese senza speranza.
Forse è per questo che non riesco ad entusiasmarmi per nessuno.
E non mi piace dirlo, credetemi, perché l'anti-politica non ha mai fatto bene alla democrazia.
Voterò come sempre quello che per me è "il meno peggio" che, qualora a qualcuno interessi, non corrisponde alla persona di Beppe Grillo, anti-politico per eccellenza, nel quale molti ripongono le loro speranze.

giovedì 31 gennaio 2013

Venezia: guida pratica di un fine settimana


Eh si, siamo tornati, di già, neanche il tempo di rendercene conto e stavo scolando la pasta nella cucina di casa.
Il volo diretto Ryanair da Alghero è molto comodo per chi, come noi, voleva passare a Venezia giusto un week-end, però ha una controindicazione: la domenica si parte alle 11:55, quindi c'è giusto il tempo per alzarsi, fare colazione e precipitarsi (se siete ritardatari come noi) alla fermata dei bus.
Ma non lamentiamoci, in fondo quel "giorno e mezzo" che abbiamo passato in laguna è valso come un viaggio vero.
Nessuna cattiva sorpresa: Venezia è ancora un concentrato di strabiliante bellezza.
Non c'è angolo, calle, campo, ponte che non ti strappi un sospiro di meraviglia.
Il tempo è stato clemente e ci ha regalato due giornate gelide, ma con un sole splendente.
Non voglio riportarvi esattamente il mio diario di bordo perché,  per quanto sia stato solo un giorno e mezzo, vi assicuro che risulterebbe parecchio pesante.
Vorrei però lasciarvi qualche indicazione, qualche piccolo consiglio, che se capitate là in zona, potrebbe esservi utile.
Merito anche della mia amica Elisa, che a Venezia ci ha vissuto e che credo ci abbia anche lasciato un pezzo di cuore, e che già da qualche anno "spaccia" una piccola guida per golosi e bevitori, con tanti nomi di locande economiche in cui si mangia e si beve come si deve.

giovedì 24 gennaio 2013

Torta di sfoglia con gorgonzola, pere e noci e un viaggio a Venezia


Domani partiamo a Venezia per un micro-viaggio tanto desiderato, quanto rimandato a causa del mio colon precario.
Non sono migliorata un granché, ma ho deciso di fregarmene e di concedermi(ci) una piccola vacanza, di quelle così brevi che se conti le ore ti sembra anche assurdo partire, di quelle che però sono sufficienti per ricordarti che basta poco per cambiare aria, per fare qualcosa di diverso, per godere di tutta la bellezza possibile, per imparare qualcosa che non sai.
A Venezia ci sono già stata due volte, sempre con lui, con quello che ora è mio marito. La prima volta fu una delle tappe di un viaggio in macchina, il primo da soli, nel caldo torrido di luglio: Siena, Bologna, Padova, Venezia, Livorno. Ci andai con il pregiudizio di chi sta per raggiungere la città più turistica del mondo, con il timore di riuscire a coglierne solo la bellezza, ma non l'autenticità.
Ed invece mi innamorai, di un amore tanto profondo da tenere  in me sempre viva la voglia di tornarci.
Complice una guida, "Corto Scontro - Itinerari fantastici e nascosti di Corto Maltese a Venezia", uno strumento indispensabile per capire questa città straordinaria, per scoprirne gli angoli più remoti ed affascinanti, per lasciarsi trasportare dal racconto della storia leggendaria che l'ha attraversata nei secoli.
Vi piace Corto Maltese? Non potrete farne a meno.
Non vi piace, non sapete chi è, non vi è mai interessato? Non potrete farne a meno lo stesso.
Itinerari meravigliosi, ma anche tanti consigli su piccole osterie da visitare, ristoranti anti-turista in cui mangiare, luoghi autentici in cui lasciare il cuore.
Insomma una volta ci siamo stati d'estate e poi ci siamo tornati d'inverno. E ora torniamo ancora.
E penso che non ci stancheremo mai.
Non so come reagirà il mio colon a questa esperienza fuori casa, tanto più che Venezia è un labirinto e non è pensabile correre in albergo per un'emergenza!
Ma sto partendo con il dovuto menefreghismo e con una buona dose di cautela, oltre che naturalmente con il mio prezioso ed indispensabile kit di sopravvivenza!

mercoledì 16 gennaio 2013

Girelle di sfoglia: un aperitivo veloce, facile e buonissimo!


Premetto che qualunque ricetta preveda l'utilizzo della sfoglia, ha la capacità di attirare la mia attenzione e soprattutto di piacermi.
Per me la sfoglia è sempre buona, dolce, salata, ripiena e persino vuota!
Siccome ancora non sono entrata nel tunnel di fare la sfoglia in casa e la compro al supermercato, questa è una ricetta tanto facile e banale, quanto buona.
Una di quelle "salva aperitivo", quando inviti qualcuno a cena all'ultimo minuto e non hai il tempo di preparare nulla.
Cosa vi serve?
Un rotolo di pasta sfoglia, 150 gr circa di formaggio lerdarmmer, 150 gr circa di speck.
Cosa dovete fare?
Aprite il rotolo di sfoglia, mettete uno strato di formaggio e uno di speck.
Arrotolate la sfoglia e tagliatela a pezzi della larghezza di 2 cm circa.
Posizionate le girelle su una teglia ricoperta di carta forno e infornate (a forno già caldo) a 180°/200° finché non saranno belle cotte.
Naturalmente potete farcirle anche con il paté di olive, il sugo e l'origano e con tutto ciò che più vi piace.
Provatele e poi fatemi sapere cosa ne pensate!

venerdì 11 gennaio 2013

Perché la famiglia è la "famiglia": storia di una cena natalizia e di un menù

Foto di Nicola Demurtas
Siamo in tutto 10 cugini, 9 femmine e un maschio (ora state pensando "poveretto"...si è vero...ma noi che ci possiamo fare?), abbiamo un'età compresa tra i 18 e i 35 anni e siamo figli di 2 fratelli e 2 sorelle (e dei loro relativi mariti e mogli, naturalmente), insomma condividiamo tutti la stessa (mitica) nonna.
Alcuni di noi sono proprio coetanei e si può dire che siano (siamo) cresciuti insieme, altri meno perché più piccoli o geograficamente dislocati altrove, ma tra tutti c'è un forte affetto.
Affetto al quale siamo stati educati, visto quello profondo e sincero che lega i nostri genitori e visto il grande  valore che nelle nostre case è sempre stato dato all'idea di "famiglia".
Questo piccolo grande clan nel quale siamo cresciuti è stato tante cose insieme: un senso di appartenenza, un porto sicuro, una concentrazione di amore e attenzioni, ma anche un presenza talvolta indiscreta, uno sguardo fin troppo vigile, il luogo meno adatto in cui confidare un segreto (tutti diranno che loro i segreti se li tengono, fatto è che, salvo rari casi, lo dici a uno e lo sanno tutti!).
Ma per quanto mi riguarda è stato prima di tutto una grande risorsa, nonché la dimensione nella quale ho potuto passare la mia fantastica infanzia.
E' proprio in seguito a queste considerazioni, al fatto che non tutti i cugini/e avessero visto la mia casetta e alla consapevolezza che ci si frequenta sempre meno (lavoro, impegni familiari, distanze...), che ho deciso di organizzare una cena-buffet solo per noi.

lunedì 7 gennaio 2013

Biscotti di frolla e un post da dopo-Natale



Avevo grandi progetti per queste vacanze, una pioggia di post per raccontarvi un po' di tutto, dai biscottini che ho regalato, alla cena del 26 che ho organizzato, ai tanti piccoli vizi alimentari che mi sono concessa.
Invece non ho scritto una parola che fosse una. Non ho avuto il tempo e forse neanche la voglia.
Perché le vacanze, dieta o non dieta, sono inevitabilmente votate alla socialità, alle uscite, alle cenette con amici e parenti.
So che per essere convincente, alla moda, giovane ed alternativa dovrei dirvi che odio il Natale, l'ipocrisia del "tutti siamo più buoni", il consumismo sfrenato, le corse per i regali dell'ultimo minuto e le cene familiari uguali tutti gli anni, da sempre.
Invece, pur riconoscendo gli eccessi e le contraddizioni che questa festa porta con sé, beh io amo il Natale, le strade piene di luci, il mio piccolo storto finto albero pieno di palle rosse e dorate, amo uscire a comprare e scegliere i regali, mi piace tanto riceverli e adoro le tradizioni familiari, il nostro cenone del 24, la tavolata da 26 coperti nel soggiorno di casa di nonna, il suo albero pieno zeppo di pacchetti, quell'attimo prima di entrare nel salone chiuso in attesa che arrivi Babbo Natale, la faccia sorpresa dei bambini, il pavimento pieno di carta e nastri, il menù ogni anno uguale e diverso, le urla, i doppioni, le discussioni in cucina, gli sbuffi dei soliti brontoloni.
Insomma il Natale è una festa a cui sono affezionata.
Quest'anno mi sono fatta convincere da tutti i blog di cucina che leggo e ho deciso di regalare biscotti in quantità: ho comprato i sacchetti, ho scelto le ricette, ho cercato le formine natalizie e li ho confezionati con non poca soddisfazione.
E' bello regalare qualcosa di proprio, prima immaginato e poi realizzato con le proprie mani.
Non tutti i tentativi mi hanno soddisfatto al 100% e, come potrete immaginare, non di tutti possiedo le foto.
Lo so, sono incorreggibile, ma che ci posso fare?
Il blog è una di quelle novità del 2012 che sono felice di portare con me anche nel 2013, ma non cucino per avere un post da pubblicare, cucino perché mi piace e poi pubblico per condividere.
Non solo ho regalato biscotti, ma ho anche organizzato un buffet con tutti i miei cugini (in realtà siamo tutte donne tranne uno) con un sacco di esperimenti culinari che hanno appagato per un po' la mia voglia di fornelli.
Non vi scrivo tutto in questo post perché finireste per non capire niente. Quindi a presto con ricette salate, propositi per l'anno appena iniziato (sempre che li voglia fare) e tante piccole novità.


Qua vi lascio la ricetta dei biscotti di pasta frolla, quelli di nonna, quelli che ci regalava dentro una scatola di latta, quelli che te li mangeresti tutti, perché uno tira l'altro.
Li ho fatti con le formine natalizie, alberelli, stelle comete, campane e angioletti, e poi, con l'aiuto di mamma e di mia sorella Antonella, li ho decorati con la pasta di zucchero e la ghiaccia reale.
Moooolto natalizi, mooolto christmas in the USA!
Ho fatto la dose da mezzo kg di farina e ne sono usciti parecchi, tanti da riempire 4 o 5 pacchetti.